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Mercati tra dazi e resilienza: cosa conta davvero per la prossima settimana

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Il filo rosso degli ultimi giorni è duplice: America resiliente (capex che accelera, consumi ancora vivi, inflazione “appiccicosa”) e Europa in affanno (Germania che torna a guardare in basso, politica fiscale rumorosa). Sopra questo sfondo, una nuova ondata di dazi remixata in chiave ultimatum (“producete in USA o pagate”) e metalli preziosi che macinano nuovi massimi sull’asse dollaro–real yields–geopolitica. Il risultato è un mercato che re-pricinga i margini 2026, ma rimane sensibile a ogni scivolo macro e a ogni headline tariffaria.

USA — Resilienza che sorprende, inflazione “sticky” e capex in spinta

Il set di dati resta coerente con un atterraggio morbido: PCE headline +2,7% a/a e core +2,9% in linea con le attese; spesa reale +0,4% m/m (terzo mese di fila), trainata da beni discrezionali. Jobless claims a 218k: licenziamenti contenuti, deterioramento lento (continuing claims in lieve tendenza al rialzo). La sorpresa positiva è negli investimenti: beni durevoli +2,9% m/m, +7,6% a/a; la componente core capex +4% a/a sui massimi ~3 anni; la CFO Survey (Atlanta Fed/Duke) segnala più fiducia su ricavi, occupazione e capex. Traduzione in linguaggio mercato: equity ciclici supportati, Treasury sensibili ai payrolls, Fed prudente finché il lavoro non perde davvero tono.

⚖️ Tariffe — Dallo slogan al bastone: l’ultimatum al pharma (e non solo)

Il passaggio da narrativa a leva politica è netto: dazio 100% su farmaci brevettati importati, azzerabile solo se l’azienda costruisce impianti negli USA. Colpiti anche camion pesanti (+25%), arredo casa (+30/50%). È una strategia di rilocalizzazione forzata delle supply chain, abilitata dagli strumenti di sicurezza nazionale. Impatti: pressione sui campioni pharma europei con produzione extra-USA, redistribuzione dei capex globali verso siti americani, rischi di pass-through a valle in settori meno protetti. Segnale sistemico: la globalizzazione “frictionless” è finita; il premio per la produzione domestica entra nei multipli.

Europa — Germania tallone d’Achille, BCE data–dependent, SNB in pausa

L’IFO scende a 87,7: aspettative e situazione corrente peggiorano, compressi fra dazi USA ed euro più forte. La politica fiscale annuncia numeri ambiziosi (infrastrutture/difesa) ma la percezione di “finanza creativa” smorza l’effetto-boost su famiglie e imprese. SNB ferma a 0%, inflazione prossima allo zero, crescita debole, franco robusto: rischi deflattivi in aumento ma niente ritorno ai tassi negativi (asticella alta). In sintesi: Eurozona fragile, bias tattico favorevole solo dove la qualità degli utili regge e la sensibilità ai dazi è inferiore.

📈 Commodity — Oro superstar, argento insegue; gas e grano raccontano storie diverse

Oro su nuovi massimi, argento >45 $/oz (picchi da 2011), con flussi record negli ETF e coperture geopolitiche: il metallo giallo resta l’hedge non di nessuno quando dollaro e real yield non spingono contro. Gas USA: scorte sopra la media 5Y, quadro neutro in attesa meteo; petrolio intrappolato tra rischi geopolitici e segnali misti su scorte/prodotti. Agricoltura UE: raccolti rivisti al rialzo (grano tenero +19% a/a) → pressione ribassista; caffè sostenuto da scorte ICE ai minimi.

💱 FX — Il dollaro corre “a strappi”, ma servono sorprese hard per reggere

Il biglietto verde ha ritrovato supporto sui dati USA migliori del previsto; tuttavia, senza un PCE/core sorprendentemente alto o payrolls caldi, il trend rialzista del DXY fatica a diventare strutturale. EUR/USD resta in corridoio 1,17–1,18 con un percorso accidentato verso 1,20; JPY condizionato più dalla BoJ (e da Tokyo CPI) che dal solo dollaro.

  • Equity USA: resilienza consumi e capex sostengono i ciclici; leadership tech intatta, ma sensibilità ai tassi elevata su eventuali upside surprise d’inflazione.
  • Rate: pancia curva reattiva ai payrolls di settembre; duration riprende fiato se il lavoro non scalda.
  • FX: bias USD meno direzionale di quanto sembri; EUR appeso a BCE e dati reali; JPY tema BoJ.
  • Commodities: gold momentum-driven; agricoli europei sotto pressione da offerta; energia in range.

🧭 Il playbook per la prossima settimana (tattico, non è consulenza)

1) Barbell “duration + oro” (1–4 settimane)
Scenario base: dati lavoro non bollenti e PCE in linea → real yields sotto controllo. In UCITS: govies USA long (o global agg hedged) + oro fisico/sintetico. Rischio: payrolls “hot” e pricing di Fed meno dovish.

2) Ciclici USA selettivi (2–6 settimane)
Capex e beni durevoli sorreggono industriali e small/mid “quality”. Meglio incrementi su debolezza che inseguire breakout. Evitare aree più esposte a pass-through dazi.

3) Europa: profilo basso, qualità e hedge (2–8 settimane)
Sovrappesare esportatori di qualità meno tariff–sensitive; sottoesporre Germania finché IFO e ordini non girano. Coperture: OAT/Bund o overlay su indici broad. SNB “ferma” → CHF forte: attenzione all’FX nei portafogli non coperti.

4) Pharma globale: mappa supply chain prima dei multipli (4–12 settimane)
Preferire nomi con footprint USA/nearshoring già avviato; sconto su ex-USA “puro” può ampliarsi se la leva tariffaria sale di grado.

5) EM barbell (4–12 settimane)
Beta su Asia tech dove momentum è tornato, bilanciato da IG USD o da oro. Entrare a gradini, non a colpo secco.

📅 Rischi e catalizzatori (5–10 giorni)

  • Payrolls USA (NFP): mercato del lavoro è la bussola della Fed; print forte = tassi più alti più a lungo.
  • Eurozone CPI: direzione BCE e sensibilità EUR.
  • ISM manifatturiero/servizi USA: conferme su domanda e prezzi.
  • Titoli tariffari: estensioni ai medical devices/robotica/semi muovono settoriali e supply chain.
  • Flussi su oro/ETF: tenuta del momentum e del “flight-to-quality”.

Il mercato continua a prezzare resilienza USA con inflazione non risolta e Europa zoppicante. La leva tariffaria alza l’incertezza sui margini 2026, ma non spegne la narrativa di utili in crescita dove capex e produttività lavorano a favore. Operativamente: (1) barbell duration+oro, (2) ciclici USA “on dips”, (3) Europa a bassa esposizione e coperta, (4) due diligence profonda sul pharma lato supply chain, (5) EM con approccio barbell. Disciplina e gestione dei livelli restano l’edge più sottovalutato.

MARCO CASARIO

Gli italiani sono tra i popoli più ignoranti in ambito finanziario.

Non per scelta ma perché nessuno lo ha mai insegnato. Il mio scopo è quello di educare ed informare le persone in ambito economico e finanziario. Perché se non ti preoccupi dell'economia e della finanza, loro si occuperanno di te.

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