
Arriva il taglio, ma Powell ammette la crepa nel mercato del lavoro
Cosa è successo La Federal Reserve ha tagliato i tassi di interesse di 25 punti base, portandoli al 4%-4,25%. Una decisione scontata dai mercati, ma che nasconde un cambio di prospettiva importante. Powell, durante la conferenza stampa, ha ammesso apertamente che il mercato del lavoro

La FED ha perso il controllo? Il taglio più delicato della storia
Oggi arriva l’annuncio più “telefonato” di sempre: taglio dei tassi di 25 bps. I mercati lo hanno già scontato, ma l’attenzione non è sul numero: conta cosa dirà Powell in conferenza e, soprattutto, il dot plot. È lì che si legge la traiettoria: quanti tagli

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Arriva il taglio, ma Powell ammette la crepa nel mercato del lavoro
Cosa è successo
La Federal Reserve ha tagliato i tassi di interesse di 25 punti base, portandoli al 4%-4,25%. Una decisione scontata dai mercati, ma che nasconde un cambio di prospettiva importante. Powell, durante la conferenza stampa, ha ammesso apertamente che il mercato del lavoro non è più solido: un dettaglio che vale più di mille grafici, perché segna una svolta nella narrativa ufficiale. Le revisioni shock sui payroll hanno tolto quasi un milione di posti al conteggio degli ultimi dodici mesi e la disoccupazione è salita al 4,3%, massimo da quattro anni. Con Wall Street sui massimi e l’inflazione stabile intorno al 3%, il vero elemento che ha spinto la Fed ad agire è stata la crepa sul fronte occupazionale.
Mercato del lavoro vs inflazione
Questo è il cuore del dilemma. Da un lato, i prezzi restano sopra il target, ma senza i driver esplosivi del 2022: petrolio e affitti sono sotto controllo, i salari non stanno correndo. Dall’altro lato, i consumi rallentano e il mercato del lavoro dà segnali di stanchezza. Powell ha preferito guardare al rischio occupazionale, definendo il taglio un “risk-management cut”: un atto di prudenza per evitare che un indebolimento improvviso del lavoro possa trasformarsi in recessione. È la prima volta in questo ciclo che la Fed toglie peso al fronte inflattivo per dare priorità alla piena occupazione.
Cosa guardare ora
L’attenzione si sposta sul dot plot chart, la mappa delle proiezioni interne della Fed. Per il 2025 sono previsti ancora due tagli, in linea con i 75 punti base che i mercati già scontavano. Ma il punto critico è più avanti: per il 2026 la Fed vede solo un taglio, e nel 2027 un altro ancora. In totale, tre mosse in tre anni. Troppo poco, se confrontato con i cinque tagli che gli operatori stanno prezzando entro 18 mesi e con la prospettiva di tassi sotto il 3% già nella seconda metà del 2026. Questo disallineamento tra narrativa ufficiale e aspettative di mercato è la vera faglia da monitorare: più i dati sul lavoro peggioreranno, più la Fed sarà costretta a inseguire lo scenario che i mercati hanno già anticipato.

Domande e risposte
Nella sessione di Q&A Powell ha ribadito che non esiste “un percorso senza rischi”. Ha escluso che ci fosse consenso per un taglio da 50 punti base, ma ha ammesso che il comitato è spaccato: dieci membri vedono almeno due tagli quest’anno, nove ne vedono meno. Sul fronte inflazione, Powell ha riconosciuto che resterà sopra il 2% per un periodo lungo, ma ha ribadito che l’urgenza è difendere il lavoro. Sulle pressioni politiche arrivate dalla Casa Bianca, ha ribadito con forza l’impegno all’indipendenza della Fed, consapevole che la credibilità dell’istituzione è sotto attacco.
Operatività e conclusione
I mercati hanno reagito con movimenti contrastati: i rendimenti dei Treasury decennali hanno sfiorato il 4% prima di ritracciare, il dollaro ha perso terreno salvo poi recuperare rapidamente per chiusure tecniche, mentre l’azionario ha oscillato tra entusiasmo e cautela. Nel medio termine, il quadro che emerge è chiaro: una Fed più dovish pesa sul dollaro e sostiene small cap e settori ciclici, ma non elimina il rischio di inflazione.
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