
Finché non succede questo i mercati non crolleranno…
Il pain trade oggi spinge verso l’alto: molti fondi sono ancora sottopesati o leggermente corti sugli indici USA, e se la consueta correzione stagionale di settembre non si materializza, scatterà la ricopertura forzata alimentando lo squeeze. In mezzo arriva la Fed: settimana decisiva, con dot

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Finché non succede questo i mercati non crolleranno…
Il pain trade oggi spinge verso l’alto: molti fondi sono ancora sottopesati o leggermente corti sugli indici USA, e se la consueta correzione stagionale di settembre non si materializza, scatterà la ricopertura forzata alimentando lo squeeze. In mezzo arriva la Fed: settimana decisiva, con dot plot e guidance su tassi, inflazione e occupazione. Intanto i dazi entrano nel carrello: ad agosto incassati ~30 mld $, con rincari su carne, caffè, verdura, auto e servizi. Ma il focus della Fed si è spostato sul lavoro: jobless claims ai massimi da 4 anni, +22.000 posti a agosto e forti revisioni al ribasso. Il mercato prezza un taglio di 25 bps (non esclusi 50 bps), e la liquidità alimenta l’euforia.
Il vero interruttore del ribasso
Finché il driver AI rimane acceso, parlare di “crollo” è prematuro. Il segnale da monitorare è uno: rallentamento del CAPEX dei grandi del tech (data center, NVIDIA, ASML, infrastrutture). Quando le aziende dichiareranno meno investimenti, allora “la musica” può fermarsi. Fino ad allora, i movimenti probabili sono ritracciamenti fisiologici (-3% / -7%), che in un contesto di tagli Fed e liquidità in aumento diventano occasioni per rafforzare posizioni.
Sotto la superficie: ampiezza e macro
La leadership resta concentrata: l’AI tira gli indici, ma small cap e value perdono da 4–5 anni rispetto alle growth. Il PMI manifatturiero resta sotto 50, segnalando debolezza “old economy”. I dazi congelano decisioni, ma chiariscono il quadro: servirà reshoring e nuove catene di fornitura, potenziale avvio di un ciclo di capex industriale oltre l’AI. Globalmente, borse ai massimi da USA a Europa fino all’Asia: Giappone sostenuto da banche più libere di prestare; Cina lenta su credito e immobiliare, quindi più dipendente da stimoli fiscali mirati. Il quadro complessivo indica crescita moderata ma diffusa, sostenuta da liquidità.
Operatività e conclusione
Conta il processo, non l’ansia di prevedere. Mantengo esposizione all’azionario USA (es. S&P 500, Russell 2000) e Europa, privilegiando dove vedo vantaggio statistico. Ho incrementato industriali e finanziari, selettivamente energia; ho alleggerito Nasdaq/S&P dopo le ultime estensioni; continuo a gestire con take profit e ribilanciamenti tattici. Oro e alcune materie prime restano coperture utili.
Messaggio chiave: finché il CAPEX dell’AI non rallenta, il mercato può non crollare; gli scossoni probabili sono pullback ordinari. Il rischio vero è nella concentrazione (pochi titoli, valutazioni tese) e nei nodi energetici/catene di fornitura. Disciplina, diversificazione e lettura dei dati battono le opinioni: prepararsi oggi significa arrivare pronti quando l’interruttore, prima o poi, verrà premuto.
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