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La Russia e il petrolio
Per capire l’impatto di queste nuove sanzioni USA sul petrolio russo, bisogna partire dal fatto che l’economia russa dipende enormemente dalle esportazioni energetiche. Dopo l’invasione dell’Ucraina nel 2022, Mosca ha dovuto trovare alternative ai mercati europei, che rappresentavano uno sbocco naturale per il suo petrolio. Una volta che l’Europa era fuori dai giochi, India e Cina sono diventati i principali clienti.
Come ha fatto la Russia a continuare a esportare? Grazie alla “shadow fleet”, una flotta di petroliere vecchie, prive di connessioni con paesi occidentali, utilizzate per aggirare le sanzioni precedenti.
Il mercato è pronto al cambiamento?
Quando nel 2022 vennero introdotte le prime restrizioni sul petrolio russo, l’obiettivo era ridurre i guadagni di Mosca senza creare una crisi energetica globale. Ma nel 2025 il contesto è cambiato.
Il prezzo del Brent è sceso da quasi 95 dollari al barile nel 2022 a circa 80 dollari. Gli analisti prevedono un surplus di produzione globale per il primo semestre dell’anno. Per di piu’, l’OPEC+ ha una capacità inutilizzata di 6 milioni di barili al giorno. Ciò significa che, almeno sulla carta, il mercato potrebbe gestire una riduzione dell’offerta russa. Ma è davvero così semplice?
Cosa cambia con le nuove sanzioni USA sul petrolio russo?
Le sanzioni annunciate il 10 gennaio puntano a colpire direttamente il cuore dell’export russo. Ecco i punti chiave:
- 160 nuove navi sono state aggiunte alla lista nera, raddoppiando il numero totale. Tra queste ci sono tutte le petroliere specializzate nel trasporto di greggio dalle regioni artiche e del Pacifico.
- Surgutneftegas e Gazprom Neft, responsabili del 30% delle esportazioni marittime russe, sono ora sotto sanzione.
- Società nate dopo l’invasione del 2022, spesso registrate in giurisdizioni poco trasparenti, sono state colpite. Molte di queste trading company oscure spariranno, ma potrebbero riapparire con nuovi nomi.
- Le principali compagnie russe che assicurano le petroliere sono state escluse dal mercato occidentale.
- Grandi importatori di petrolio russo come l’India hanno annunciato che non permetteranno più alle petroliere sanzionate di attraccare nei loro porti da marzo.
Il prezzo del petrolio reagisce
L’effetto sul mercato non si è fatto attendere. Dopo l’annuncio, il Brent ha guadagnato quasi 4 dollari al barile in pochi giorni, raggiungendo il livello più alto degli ultimi quattro mesi. E Morgan Stanley ha rivisto le sue previsioni al rialzo, pur mantenendo una prospettiva prudente: il Brent potrebbe toccare i 77,50 dollari al barile entro la metà del 2025, per poi scendere a una media di 72,50 dollari nella seconda metà dell’anno. Ma cosa succede se l’offerta russa cala drasticamente? Il mercato potrebbe entrare in tensione e l’inflazione globale potrebbe aumentare.
Le conseguenze delle ultime sanzioni USA sul petrolio russo
In Asia le grandi raffinerie stanno già cercando alternative per evitare interruzioni e le banche indiane richiedono più documentazione per garantire che le spedizioni non provengano da fornitori sanzionati. In Cina, invece, le grandi raffinerie statali stanno acquistando greggio dal Medio Oriente per proteggersi da eventuali carenze.
E gli altri paesi produttori? Iraq, Kuwait e Emirati Arabi Uniti hanno già ricevuto richieste per aumentare le forniture. Tuttavia, l’Arabia Saudita potrebbe non essere disposta a sostituire il petrolio russo, dato il suo stretto rapporto con Mosca all’interno di OPEC+.
Per quanto riguarda la Russia, le sanzioni non bloccheranno le esportazioni di petrolio dall’oggi al domani. Mosca potrebbe continuare a esportare, ma con costi più alti e attraverso canali meno efficienti. Un punto critico sarà il ruolo della Cina. Pechino sosterrà Mosca o si adeguerà alle pressioni americane? E per quanto riguarda le compagnie assicurative? L’uscita di scena dei grandi player russi potrebbe aprire le porte a operatori più piccoli e meno affidabili.
Conclusioni
Le nuove sanzioni USA sul petrolio russo rappresentano un’escalation senza precedenti. Biden ha lanciato un messaggio chiaro, ma sarà Donald Trump, il nuovo inquilino della Casa Bianca, a decidere il futuro di queste misure. L’obiettivo è ambizioso: ridurre il potere economico della Russia senza destabilizzare il mercato globale. Riuscirà questa strategia a cambiare le carte in tavola? O assisteremo a una nuova serie di mosse elusive da parte di Mosca?
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