
Investire meglio del 99%: la mappa mentale che ti manca
Per anni ci hanno raccontato una storia rassicurante: un viaggio lineare verso la ricchezza, con un rendimento medio dell’8–10% l’anno, come una retta che sale dolcemente. Una promessa comoda, che funziona perché è ciò che tutti vogliono sentirsi dire. Ma la verità è diversa: i

Oltre il taglio: i segnali che Powell ci ha lasciato
Il FOMC ha consegnato il taglio più atteso dell’anno, ma il vero messaggio non è nei 25 punti base, bensì nelle parole di Powell e nelle proiezioni interne. Per la prima volta la Fed ammette che il rischio lavoro ha superato, almeno per ora, quello

Arriva il taglio, ma Powell ammette la crepa nel mercato del lavoro
Cosa è successo La Federal Reserve ha tagliato i tassi di interesse di 25 punti base, portandoli al 4%-4,25%. Una decisione scontata dai mercati, ma che nasconde un cambio di prospettiva importante. Powell, durante la conferenza stampa, ha ammesso apertamente che il mercato del lavoro

La FED ha perso il controllo? Il taglio più delicato della storia
Oggi arriva l’annuncio più “telefonato” di sempre: taglio dei tassi di 25 bps. I mercati lo hanno già scontato, ma l’attenzione non è sul numero: conta cosa dirà Powell in conferenza e, soprattutto, il dot plot. È lì che si legge la traiettoria: quanti tagli

Finché non succede questo i mercati non crolleranno…
Il pain trade oggi spinge verso l’alto: molti fondi sono ancora sottopesati o leggermente corti sugli indici USA, e se la consueta correzione stagionale di settembre non si materializza, scatterà la ricopertura forzata alimentando lo squeeze. In mezzo arriva la Fed: settimana decisiva, con dot

Mercati sotto pressione: i segnali da non ignorare
Il paradosso di questa settimana è che i mercati hanno reagito più al cambio di narrativa che ai numeri in sé. Il filo conduttore è chiaro: Stati Uniti in stagflazione “soft” (crescita che sfuma, prezzi ancora appiccicosi), Europa che respira ma resta fragile, Canada in
Taglio Irpef 2025: Chi ci Guadagna e Chi ci Rimette?
Il governo ha fatto partire una serie di misure che, tra detrazioni e agevolazioni, mirano a “sistemare” il sistema fiscale italiano. Al centro della scena c’è un possibile taglio della seconda aliquota Irpef, pensato per favorire chi guadagna tra 28.000 e 50.000 euro. Ma quali sono le vere implicazioni? Scopriamo come questo cambio potrebbe influenzare lavoratori, pensionati e partite IVA.
Taglio Irpef per i redditi medi
L’obiettivo è rendere il sistema Irpef un po’ meno pesante, soprattutto per chi si trova nella fascia media di reddito, cioè chi guadagna tra 28.000 e 50.000 euro. Attualmente, per questa fascia, l’aliquota è al 35%, ma l’idea è di abbassarla al 34% o addirittura al 33%. Ma attenzione, perché l’impatto non sarà lo stesso per tutti: il beneficio varia in base alla categoria professionale e alla fascia di reddito.
Chi ci guadagna di più?
La misura punta soprattutto ad agevolare i lavoratori dipendenti con redditi medi. Grazie al passaggio da agevolazioni sui contributi a detrazioni sul lavoro, chi ha stipendi sopra i 35.000 euro potrebbe vedere un risparmio non indifferente. Per esempio, con un’aliquota al 34%, un dipendente che guadagna 40.000 euro all’anno potrebbe avere un risparmio di 543 euro. Con il taglio al 33%, il risparmio salirebbe a 627 euro.
Per chi guadagna meno, l’effetto potrebbe essere inverso. Chi ha uno stipendio di 30.000 euro, infatti, rischia di pagare di più, fino a 101 euro annui. Questo perché il vantaggio derivante dalla detrazione non compensa più quello del taglio sui contributi.
Un risparmio (quasi) garantito per pensionati e autonomi
Per pensionati e lavoratori autonomi, la situazione è un po’ diversa. Non godendo del taglio del cuneo fiscale, il risparmio si traduce direttamente in una riduzione dell’aliquota Irpef. Con un’aliquota al 34%, chi ha un reddito lordo di 30.000 euro risparmierebbe circa 20 euro e il risparmio raddoppierebbe a 40 euro con un’aliquota al 33%. Chi invece guadagna 40.000 euro potrebbe risparmiare fino a 240 euro all’anno con l’aliquota ridotta al 33%. Insomma, chi si avvicina ai 50.000 euro potrebbe ottenere risparmi più sostanziosi.
Limiti alle detrazioni
Una novità della manovra 2025 riguarda anche i limiti per le detrazioni fiscali. Per chi guadagna tra 75.000 e 120.000 euro, saranno introdotti dei tetti specifici sulle spese detraibili. Le spese sanitarie restano interamente detraibili, ma per altre spese ci saranno massimali basati sul reddito e sul numero di figli a carico. Il sistema prevede che chi ha redditi più alti possa detrarre meno, con tetti che scendono progressivamente. Per chi guadagna oltre i 120.000 euro, la detrazione si riduce fino a scomparire totalmente sopra i 240.000 euro.
Il concordato preventivo e le partite IVA
Per coprire le spese del taglio Irpef, il Governo ha puntato sulle partite IVA attraverso il concordato preventivo, una sorta di accordo biennale con il fisco. Questa misura ha già portato 1,3 miliardi nelle casse dello Stato, grazie all’adesione di oltre 500.000 contribuenti. L’obiettivo è prolungare la scadenza fino al 12 dicembre per consentire a più autonomi di mettersi in regola, contribuendo così a raccogliere fondi per finanziare il taglio dell’Irpef.
Chi paga più Irpef in Italia?
Nel panorama fiscale italiano, circa il 40% dei contribuenti dichiara redditi sotto i 15.000 euro e paga solo l’1,29% del totale Irpef. I redditi sopra i 35.000 euro, rappresentati dal 15% dei contribuenti, coprono ben il 63,4% dell’intero gettito Irpef. Questo dato sottolinea come, nonostante le agevolazioni e i tagli, chi guadagna di più continui a sostenere il grosso delle tasse.
Benefici modesti per i redditi bassi
Il taglio Irpef ipotizzato dal governo potrebbe portare benefici maggiori a chi guadagna di più, mentre chi si trova nelle fasce di reddito basse rischia di ottenere poco o nulla. I lavoratori dipendenti con redditi superiori a 35.000 euro sembrano i principali beneficiari, mentre per i redditi più bassi, soprattutto sotto i 30.000 euro, i vantaggi saranno molto limitati.
Per i pensionati e gli autonomi, il taglio rappresenta un’opportunità di risparmio, anche se modesto. Tuttavia, se le risorse raccolte tramite il concordato preventivo non saranno sufficienti, potrebbero esserci cambiamenti all’ultimo minuto. Resta quindi da vedere se questa riforma fiscale riuscirà a raggiungere il suo obiettivo di creare un sistema fiscale più equo e meno pesante, o se lascerà fuori proprio chi avrebbe più bisogno di aiuto.
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