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Come funzionano le scorte di gas in Europa?
Negli ultimi anni, la crisi energetica in Europa ha portato a cambiamenti radicali nel modo in cui il gas viene stoccato e distribuito. L’Unione Europea possiede una delle più grandi reti di stoccaggio del gas al mondo, seconda solo agli Stati Uniti. Questo sistema funge da cuscinetto contro shock di approvvigionamento e impennate di prezzo. In inverno, il consumo di gas raddoppia a causa del riscaldamento. Le scorte coprono circa il 30% del fabbisogno giornaliero del continente e, nei periodi più freddi, possono arrivare a fornire oltre il 50% dell’energia necessaria.
Durante l’estate, le aziende accumulano gas quando i prezzi sono più bassi e la domanda è ridotta. Ma il 2025 ha ribaltato questa dinamica: il gas estivo costa più di quello invernale. Questo scoraggia le aziende dal riempire i depositi. L’Europa è esposta a un possibile deficit nei mesi più freddi.
Crisi energetica in Europa: perché le scorte di gas sono a rischio?
Diversi fattori hanno contribuito a una riduzione più rapida del solito delle scorte di gas in Europa. L’inverno 2024/25 è stato più rigido rispetto agli anni precedenti, mentre una riduzione della produzione di energia eolica ha aumentato il consumo di gas per compensare il calo delle rinnovabili. L’interruzione delle forniture russe attraverso l’Ucraina ha ridotto ulteriormente l’offerta.
Attualmente, i depositi europei sono pieni solo al 50%, un valore nettamente inferiore rispetto al 70% registrato l’anno scorso. Il problema ora è che, con i prezzi estivi alle stelle, molte aziende potrebbero rimandare l’acquisto del gas, lasciando i depositi insufficientemente riempiti per affrontare il prossimo inverno.
Tre fattori che possono far salire i prezzi
L’andamento dei prezzi del gas dipende da molte variabili. Tre fattori in particolare potrebbero far schizzare i costi nei prossimi mesi:
- Domanda asiatica: se l’economia cinese riparte con forza, Pechino potrebbe acquistare una grande quantità di gas naturale liquefatto (GNL), riducendo la disponibilità per l’Europa e facendo lievitare i prezzi.
- Ripresa del nucleare in Giappone: se il Giappone decide di riavviare più centrali nucleari, la domanda di gas potrebbe diminuire, con un impatto potenzialmente positivo sui prezzi.
- Meteo imprevedibile: un’estate più calda del normale potrebbe aumentare il consumo di energia per il raffreddamento, riducendo la quantità di gas disponibile per gli stoccaggi.
E se il gas russo tornasse in Europa?
La guerra tra Russia e Ucraina ha ridotto drasticamente la quota di gas russo destinata all’Europa. Prima del conflitto, la Russia forniva oltre il 40% del fabbisogno europeo. Oggi, quella percentuale è scesa sotto il 5%.
Un eventuale accordo di pace potrebbe riaprire i canali di fornitura, ma difficilmente l’UE tornerà ai livelli di dipendenza pre-conflitto. Negli ultimi anni, l’Europa ha siglato nuovi accordi con fornitori come USA, Qatar e Algeria. Il piano REPowerEU prevede l’eliminazione completa del gas russo entro il 2027. Anche se un accordo con Mosca dovesse materializzarsi, difficilmente i governi europei torneranno a considerare la Russia un partner affidabile per la sicurezza energetica.
Come stanno reagendo i governi europei?
La situazione attuale alimenta la preoccupazione per una crisi energetica in Europa, con i governi che faticano a trovare soluzioni efficaci per garantire la sicurezza degli approvvigionamenti. Il rischio di scorte insufficienti ha messo in allarme diversi paesi. Alcuni governi stanno studiando misure d’emergenza per incentivare l’acquisto e lo stoccaggio del gas prima dell’arrivo del freddo:
- Italia: vuole anticipare l’inizio della fase di accumulo per evitare tensioni sui prezzi.
- Germania: sta valutando sussidi per incoraggiare le aziende a riempire i depositi nonostante i costi elevati.
- Altri paesi UE: chiedono una revisione delle soglie minime di stoccaggio per evitare squilibri di mercato.
Nel frattempo, la Commissione Europea sta valutando la possibilità di prolungare gli obblighi di stoccaggio almeno fino al 2027.
L’ostacolo principale: il costo del gas estivo
Il principale problema nel 2025 è che acquistare gas d’estate non conviene. Solitamente, le aziende riempiono i depositi sfruttando il prezzo più basso rispetto all’inverno, ma quest’anno la situazione si è ribaltata. Il gas estivo costa più di quello invernale. Ciò rende economicamente sconveniente l’accumulo.
Secondo le stime, esiste un deficit di circa 3 miliardi di euro tra il costo dell’acquisto in estate e il prezzo di vendita in inverno. Questo scenario disincentiva l’acquisto e aumenta il rischio di scorte ridotte per i mesi più freddi. Se i governi non intervengono con incentivi o regolamentazioni più flessibili, l’Europa potrebbe ritrovarsi con serbatoi mezzi vuoti proprio quando la domanda di gas sarà più alta.
La crisi è evitabile?
Al momento, non esiste una minaccia immediata di esaurimento del gas, ma la situazione merita attenzione. Se i depositi non vengono riempiti in modo adeguato, il prossimo inverno potrebbe essere caratterizzato da prezzi più alti e da una maggiore incertezza per famiglie e imprese.
Le decisioni dei governi nei prossimi mesi saranno fondamentali. Se il mercato non corregge i prezzi e gli incentivi non risultano sufficienti, l’Europa rischia di affrontare una nuova crisi energetica.
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