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Mercati sospesi: tra tagli dei tassi e dati che rallentano

🇺🇸 USA – FOMC fatto, taglio difensivo e macro che rallenta Il FOMC di dicembre è ormai alle spalle e il messaggio è stato chiaro: taglio sì, ma senza svolta espansiva. La Fed ha agito in modo prudente, più per contenere il rallentamento del lavoro

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Mercati sospesi: tra tagli dei tassi e dati che rallentano

🇺🇸 USA – FOMC fatto, taglio difensivo e macro che rallenta

Il FOMC di dicembre è ormai alle spalle e il messaggio è stato chiaro: taglio sì, ma senza svolta espansiva. La Fed ha agito in modo prudente, più per contenere il rallentamento del lavoro che per rilanciare la crescita. In questo contesto va letto anche l’annuncio di acquisti per circa 40 miliardi, un intervento tecnico di gestione della liquidità, non un ritorno al QE (almeno cosi dicono…).

Sul fronte inflazione, il Core PCE di settembre resta stabile ma appiccicoso: +0,2% m/m, 2,8% a/a. È abbastanza basso da consentire il taglio, ma non sufficiente per giustificare un ciclo di allentamento rapido. La Fed rimane quindi data-dependent, con un occhio all’inflazione e uno al lavoro.

Il problema resta la domanda. La spesa reale dei consumatori è piatta, segnale che il principale motore della crescita sta perdendo slancio, soprattutto fuori dalle fasce di reddito più alte. Anche l’attività manda segnali misti: ISM servizi a 52,6, ma con nuovi ordini in calo e occupazione sotto 50 per il sesto mese consecutivo.

Il mercato del lavoro conferma il raffreddamento graduale. L’ADP di novembre segna –32.000 posti nel settore privato, con piccole imprese in contrazione e grandi aziende ancora in tenuta. I JOLTS mostrano meno offerte di lavoro e dimissioni volontarie basse: meno pressione salariale oggi, meno crescita potenziale domani.

Non a caso i Treasury restano compressi, con il 10Y incastrato tra 4,0–4,1%: il taglio è ormai assorbito, ma il mercato non intravede ancora un vero catalizzatore ciclico.

👉 Lettura operativa: la Fed sta comprando tempo. Nel breve il taglio sostiene gli asset risk, ma senza una riaccelerazione di ordini e occupazione l’economia USA resta in una fase di rallentamento ordinato, non di ripartenza.


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🇪🇺 Europa – Inflazione stabile, ma i rendimenti salgono per colpa del Giappone

In Eurozona l’inflazione resta sostanzialmente sotto controllo, ma non abbastanza da riaprire il tema dei tagli. Il CPI flash di novembre sale leggermente al 2,2% a/a (attese 2,1%), con core ferma al 2,4% e servizi al 3,5%, ancora troppo elevati per una BCE più accomodante. Su base mensile, però, i prezzi scendono dello 0,3%, segnale che la disinflazione resta intatta, anche se fragile.

Il manifatturiero continua a essere il punto debole: PMI Eurozona a 49,6, minimo a cinque mesi. Francia (47,8) e Germania (48,2) restano in contrazione, mentre Spagna (51,5) tiene e Italia (50,6) rientra in espansione. L’Europa non è in recessione piena, ma la crescita resta disomogenea e instabile.

Nonostante l’inflazione contenuta, i rendimenti dei titoli di Stato europei sono risaliti, trascinati dal forte rialzo dei rendimenti giapponesi. Il Bund decennale è tornato verso 2,75%, il trentennale sui massimi dal 2011. Il driver non è la BCE, ma la rivalutazione globale delle curve partita dal Giappone.

👉 Messaggio chiave: la BCE resta in attesa e fuori dal gioco nel breve. I movimenti su bond ed equity europei dipendono sempre più da fattori esterni, mentre la crescita interna resta troppo debole per cambiare passo.

🇬🇧 Regno Unito – Budget sotto osservazione, sterlina appesa alla credibilità fiscale

Nel Regno Unito l’attenzione è tutta sulla politica fiscale, più che sui dati macro in senso stretto. Il Budget presentato da Rachel Reeves mette la sterlina davanti a un bivio chiaro: da un lato la necessità di stringere i conti per rassicurare i mercati, dall’altro il rischio di soffocare una crescita già fragile.

Lo scenario base prezza un fiscal tightening ordinato, non inflazionistico, che consentirebbe ai rendimenti dei gilt di scendere e alla Bank of England di mantenere un tono più dovish in vista dei prossimi mesi. In questo caso la sterlina tende a indebolirsi moderatamente, soprattutto contro euro, con EUR/GBP in area 0,88.

Il vero rischio resta però la credibilità del debito. Se il mercato dovesse percepire il Budget come insufficiente o incoerente sul fronte della sostenibilità fiscale, il pericolo è un mini sell-off sui gilt, con pressione immediata sulla GBP. La volatilità overnight su EUR/GBP, già elevata, segnala che questo rischio non è del tutto escluso.

👉 Messaggio chiave: il Regno Unito resta un mercato “di fiducia”. Non sono i dati a muovere la sterlina, ma la percezione di disciplina fiscale. Finché questa tiene, i movimenti restano controllati. Se vacilla, la reazione può essere rapida.

🌏 Asia – Giappone sotto stress, Australia troppo calda per tagliare

In Asia il focus resta sul Giappone, dove la normalizzazione monetaria della BoJ sta iniziando a farsi sentire sul serio. I rendimenti dei JGB continuano a salire: il 10 anni vicino ai massimi dal 2007, il 30 anni su nuovi record storici. Dopo l’uscita dal controllo della curva e la fine dei tassi negativi, la banca centrale è ora intrappolata in un dilemma chiaro:
stringere ancora significa rischiare tensioni su crescita e debito pubblico, allentare significherebbe riaccendere inflazione e indebolire lo yen.

Il mercato prezza ormai con decisione un rialzo BoJ a dicembre, ma l’aumento dei rendimenti riduce il differenziale con gli USA e riporta sul tavolo il tema carry trade. Per ora gli investitori giapponesi non stanno rimpatriando capitali, ma il Giappone è tornato a essere una variabile attiva per i mercati globali, non più neutrale.

In Australia, invece, il problema è opposto. Il PIL del terzo trimestre cresce del 2,1% annuo, con domanda interna e investimenti ancora solidi. L’inflazione di ottobre accelera al 3,8%, trainata soprattutto da housing ed energia, restando sopra il target della RBA. I consumi tengono e i salari continuano a spingere.

Risultato: il mercato ha cancellato l’idea di nuovi tagli e inizia a parlare di un possibile ritorno a un tono più restrittivo nel 2026, con rendimenti obbligazionari australiani in forte rialzo.

👉 Messaggio chiave: Asia divisa in due.
Il Giappone è la nuova fonte di instabilità globale via tassi e carry trade.
L’Australia, al contrario, resta troppo forte per permettersi una politica monetaria più morbida.

🛢 Energia – Pace, scorte e realtà dei fondamentali

Il comparto energia resta sotto pressione, nonostante il rumore geopolitico. Le trattative USA–Russia continuano a pesare sul sentiment: ogni segnale di possibile de-escalation viene letto come rischio ribassista per petrolio e gas.

Negli USA, i dati sulle scorte non aiutano il rimbalzo: crude in aumento, prodotti raffinati ancora deboli. I crack sul diesel continuano a normalizzarsi, segnale che la fase di tensione estrema sui distillati è alle spalle.

In Europa il gas TTF resta sui minimi degli ultimi mesi, complice meteo mite e flussi LNG abbondanti. Lo spread TTF–JKM si allarga, aumentando il rischio di minori flussi verso l’Europa se la dinamica continua.

👉 Messaggio chiave: il mercato guarda oltre i titoli.
Finché i negoziati restano sul tavolo e le scorte non stringono, il bias sull’energia rimane difensivo, con rimbalzi tecnici ma poco strutturali.

💱 FX & Metalli – Dollaro fragile, yen protagonista, rame e oro raccontano il ciclo

Sul FX il quadro resta coerente con i dati macro della settimana. Il dollaro rimane vulnerabile: tra attese di taglio Fed a dicembre e segnali di rallentamento del mercato del lavoro, il mercato continua a ridurre l’esposizione lunga. I Treasury restano compressi in range, ma il messaggio è chiaro: il supporto al biglietto verde si sta indebolendo.

Lo yen torna centrale. I rendimenti giapponesi sui massimi pluriennali e la possibilità concreta di un rialzo BoJ a dicembre stanno cambiando la narrativa. Non è un ritorno al panic carry trade, ma il differenziale di tasso si sta stringendo abbastanza da generare volatilità episodica su USD/JPY.

Passando ai metalli, il rame resta forte, vicino ai massimi, nonostante il posizionamento resti prudente. Il segnale arriva dal mercato fisico: premi in aumento e rischio di shortage nel 2026 suggeriscono una dinamica più strutturale che speculativa.
L’oro continua a essere sostenuto dagli acquisti delle banche centrali, anche se il ritmo rallenta con i prezzi elevati. Qui il messaggio è di copertura sistemica, non di euforia.

👉 Messaggio chiave:
FX e metalli raccontano la stessa storia del macro: dollaro meno dominante, yen che torna una variabile attiva, metalli industriali forti per fondamentali reali, oro ancora protettivo ma senza eccessi.

🧭 Takeaway finale – cosa ci dice davvero questa settimana

Il filo conduttore è uno solo: la politica monetaria sta cambiando passo, ma l’economia non accelera.

Negli USA la Fed va verso il taglio, ma i dati (ISM, JOLTS, lavoro privato) raccontano un’economia che rallenta senza rompersi. Questo spiega perché i mercati prezzano l’allentamento, ma i rendimenti restano rigidi e la crescita non “riparte” automaticamente.

In Europa il quadro è più fragile: inflazione vicina al target, ma attività ancora debole. La BCE resta in attesa, mentre i rendimenti salgono più per effetto esterno (Giappone) che per dinamiche interne.

In Asia, il Giappone è tornato una variabile chiave: rendimenti in salita, BoJ meno accomodante, yen che smette di essere irrilevante. Non è un 2024-bis, ma la liquidità globale non è più infinita.

Su FX e materie prime, il messaggio è coerente: dollaro meno solido, metalli industriali sostenuti dai fondamentali reali, oro ancora funzione di copertura più che di speculazione.

👉 In sintesi operativa:

  • i tagli aiutano i mercati, non risolvono l’economia
  • la volatilità resta episodica, non sistemica
  • la selezione conta più del beta
  • il ciclo c’è, ma è lento, disordinato e non lineare

Esattamente il contesto in cui serve meno rumore e più lettura del quadro generale.

MARCO CASARIO

Gli italiani sono tra i popoli più ignoranti in ambito finanziario.

Non per scelta ma perché nessuno lo ha mai insegnato. Il mio scopo è quello di educare ed informare le persone in ambito economico e finanziario. Perché se non ti preoccupi dell'economia e della finanza, loro si occuperanno di te.

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