Accordo Commerciale USA-Cina: Tregua Mineraria e Dazi al 55%

Tra polvere diplomatica e pressioni incrociate, Stati Uniti e Cina hanno chiuso a Londra due giorni di trattative serrate che segnano un momento di svolta, o forse solo una pausa tattica. I due giganti economici hanno raggiunto un’intesa preliminare per attuare l’accordo di Ginevra: dazi

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Trump Vuole i Dazi del 50% sull’UE: la Minaccia Agita Mercati e Industria Tech

Donald Trump ha riaperto un fronte bollente. Dopo settimane di incertezza e segnali contrastanti, il presidente americano ha annunciato l’intenzione di colpire duramente le importazioni dall’UE con dazi del 50%. Una minaccia che ha immediatamente agitato mercati, aziende tecnologiche e istituzioni europee. Inoltre, gli smartphone prodotti all’estero, compresi i modelli firmati Apple e Samsung, rischiano di subire un’imposta del 25%, a meno che non vengano fabbricati negli Stati Uniti. Una mossa che riporta la memoria alle tensioni commerciali della sua prima presidenza. Allora erano acciaio, alluminio, auto e soia. Oggi il bersaglio si allarga al cuore dell’elettronica di consumo e a 321 miliardi di dollari di scambi con l’Unione Europea. Con una scadenza già fissata: 9 luglio.

O si tratta alle condizioni USA o si pagano le conseguenze

Secondo Trump, l’Europa sta “prendendo tempo” nei negoziati, mantenendo barriere non tariffarie e ostacolando le aziende americane con regolamenti giudicati “ingiusti”. Le accuse si sono trasformate in un ultimatum. In un post pubblicato sulla piattaforma Truth Social, l’ex presidente ha detto che “i colloqui non stanno portando a nulla” e che “è arrivato il momento di giocare secondo le nostre regole”.

Nella stessa giornata, ha puntato il dito contro Apple. Il colosso di Cupertino, che ha già iniziato a trasferire parte della produzione in India, non sarebbe al riparo da nuove tariffe, se non riporterà la manifattura degli iPhone sul suolo statunitense. Anche Samsung è finita nel mirino, in nome della “parità di trattamento”.

I mercati reagiscono, la tecnologia vacilla

L’effetto è stato immediato. Apple ha perso oltre il 3% in una sola seduta, guidando il ribasso del settore tecnologico. Il titolo ha chiuso in rosso per otto giornate consecutive e da inizio anno ha bruciato il 22% del suo valore, ben lontano dalla performance dei suoi compagni d’élite (i cosiddetti “Magnifici Sette”). L’S&P 500 ha segnato la quarta giornata consecutiva di ribasso. Investitori disorientati, aziende sotto pressione e una sensazione di déjà vu che aleggia tra le sale trading: siamo tornati nel 2018?

Il nuovo round di minacce commerciali arriva in un momento già complicato. Negli Stati Uniti il Congresso è alle prese con un maxi pacchetto di tagli fiscali e spese. In Europa si cerca faticosamente di trovare un fronte comune, mentre si lavora a una proposta per rilanciare le trattative con Washington.

L’UE prepara le contromisure

La Commissione Europea ha inviato un nuovo pacchetto negoziale agli Stati Uniti. L’obiettivo è quello di ridurre gradualmente le tariffe su alcuni prodotti agricoli e industriali. Allo stesso tempo, si propone di rafforzare la cooperazione su investimenti strategici, sicurezza economica e sfide globali. Un tentativo di disinnescare la bomba prima dell’esplosione.

Ma le parole di Bruxelles sono state accolte con scetticismo alla Casa Bianca. Trump ha bollato la proposta come “deludente” e ha deciso di ripristinare la scadenza originaria di luglio. Dietro le quinte, però, l’UE non sta a guardare. Secondo fonti riservate, sono pronte contromisure su 95 miliardi di euro di esportazioni americane, con focus su automobili e componentistica.

Il gioco delle parti continua

Tra dichiarazioni roboanti e tweet infuocati, la trattativa sembra trasformarsi in una prova di forza. L’Irlanda ha definito la mossa di Trump “enormemente deludente”, mentre il premier olandese ha parlato di “gioco negoziale” da analizzare con freddezza. Anche il ministro del Commercio francese ha ribadito che “l’obiettivo resta la de-escalation, ma siamo pronti a rispondere”. Nessuno vuole la guerra, ma nessuno accetterà un diktat unilaterale.

L’ombra dei dazi sugli smartphone

Tra tutti i settori coinvolti, quello della tecnologia rischia di pagare il prezzo più alto. Apple ha costruito il suo impero su una catena del valore globale. Spostare la produzione negli USA richiederebbe anni, investimenti colossali e una ridefinizione radicale del business. Lo stesso vale per Samsung.

L’ipotesi di una tassa del 25% su ogni dispositivo importato potrebbe ridisegnare gli equilibri di mercato e spingere i prezzi al dettaglio verso l’alto. Trump sostiene che saranno le aziende a farsi carico del costo. Ma è difficile pensare che Walmart, Target e gli altri colossi della distribuzione accettino di ridurre i margini senza trasferire almeno una parte del rincaro sui consumatori.

Gli impatti sull’economia americana

Secondo Bloomberg Economics, i dazi al 50% sull’UE potrebbero abbattere il PIL americano dello 0,6% e far salire l’inflazione di oltre lo 0,3%. Una doppia ferita che complicherebbe ulteriormente il lavoro della Federal Reserve. Il tutto in un momento in cui i segnali di rallentamento economico cominciano a farsi sentire.

Il paradosso è che, pur con l’intento dichiarato di proteggere l’industria nazionale, una politica commerciale così aggressiva potrebbe avere l’effetto opposto: frenare gli investimenti, aumentare l’incertezza e danneggiare i consumatori americani.

Trump vuole trattare o solo vincere?

La domanda, più che economica, è politica. Trump cerca davvero un’intesa? O vuole costruire una narrativa di scontro, da utilizzare in campagna elettorale? Le dichiarazioni contrastanti degli ultimi giorni non aiutano a fare chiarezza.

Un giorno minaccia, il giorno dopo rinvia la scadenza, citando “progressi nei colloqui”. La Commissione Europea si è detta pronta a “proseguire rapidamente”, mentre Trump ha rivendicato che “tutti i Paesi del mondo vogliono fare accordi con noi”. Una frase che sa di propaganda più che di diplomazia.

La posta in gioco è globale

Al di là della retorica, il mondo osserva con attenzione. Ogni escalation tra Stati Uniti ed Europa rischia di avere effetti a catena sulle supply chain globali, sulle dinamiche di investimento e sulla stabilità dei mercati.

La guerra commerciale non è più solo una disputa tra potenze. È un elemento di instabilità che si insinua ovunque: dalle decisioni di un consiglio d’amministrazione alla spesa settimanale del consumatore medio.

La scadenza del 9 luglio è segnata in rosso sui calendari di aziende e governi. Se entro quella data non arriverà un accordo, le tariffe entreranno in vigore, scatenando un nuovo round di ritorsioni. Apple, Samsung, l’industria automobilistica, i colossi del retail: nessuno sarà al sicuro.


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MARCO CASARIO

Gli italiani sono tra i popoli più ignoranti in ambito finanziario.

Non per scelta ma perché nessuno lo ha mai insegnato. Il mio scopo è quello di educare ed informare le persone in ambito economico e finanziario. Perché se non ti preoccupi dell'economia e della finanza, loro si occuperanno di te.

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