
Il Momento di Minsky: è possibile una crisi del debito globale?
La semplice menzione di un “momento di Minsky” – un improvviso crollo dei mercati e delle economie che ha origine da un ciclo del credito – fa venire i brividi ai responsabili politici. La teoria deriva dal lavoro di Hyman Minsky, un economista statunitense che

La Trappola della Crisi Finanziaria del 2008
La crisi finanziaria del 2008 ha avuto un impatto devastante sull’economia globale e ha lasciato cicatrici durature nei mercati finanziari. Tuttavia, è importante comprendere la “trappola del 2008” e come possiamo evitarla per prevenire futuri disastri economici. La trappola del 2008 La trappola del 2008

Wall Street si aspetta che la Fed tagli i tassi quest’anno
I trader di obbligazioni stanno valutando quanto le turbolenze nel sistema bancario possano inasprire le condizioni del credito e danneggiare l’economia statunitense. Wall Street pensa che l’impatto sarà significativo e si aspetta che la Fed tagli i tassi d’interesse invertendo la sua rotta. I Treasury

Riunione Fed: aumento dei tassi di 25 punti base, priorità all’inflazione
Meno di due settimane dopo il secondo più grande fallimento bancario nella storia degli Stati Uniti, il presidente della Federal Reserve Jerome Powell ha chiarito che l’inflazione rimane la principale preoccupazione dei politici. Alla riunione di ieri la Fed ha alzato i tassi di interesse

Cosa sapere prima della riunione della Fed di oggi
Tutti gli occhi nel mondo dell’economia e della finanza saranno puntati sulla riunione della Fed di oggi. La sfida della banca centrale sta nel bilanciare la sua lotta contro l’inflazione con una crisi bancaria. La decisione sarà pubblicata alle 14:00 a Washington e la conferenza

Il crollo di Credit Suisse: cosa è andato storto?
Una delle 30 banche di importanza sistemica globale non esiste più. Questo mese una lenta crisi, caratterizzata da scandali, battaglie legali e ingenti perdite, si è trasformata in un vero e proprio panico che ha portato al crollo di Credit Suisse. I clienti sono corsi
Le cause del Black Monday
Lunedì 19 ottobre 1987 è noto come “Black Monday”. Quel giorno i trader da ogni parte del mondo fissavano le cifre sui loro display increduli. I mercati statunitensi scesero di oltre il 20% in un solo giorno.
In questo post andremo a indagare le cause del Black Monday e i segnali precedenti al crollo.

Il contesto storico
Il mercato rialzista negli Stati Uniti era iniziato nel 1982. Alan Greenspan era da poco diventato il nuovo presidente della Federal Reserve.
In base al Plaza Accord del 1985, la Fed concordò il deprezzamento del dollaro con le banche centrali delle nazioni del G5. La decisione fu presa al fine di controllare l’aumento dei disavanzi commerciali statunitensi.
All’inizio del 1987, quell’obiettivo fu raggiunto: il divario tra esportazioni e importazioni statunitensi si appiattì. Ciò aiutò gli esportatori statunitensi contribuendo al boom del mercato azionario.
I sistemi di trading e la portfolio insurance
A quel tempo, l’utilizzo di sistemi informatici su larga scala era ancora una strategia relativamente nuova a Wall Street. Le conseguenze di un sistema in grado di piazzare migliaia di ordini durante un crash non erano mai state testate.
La portfolio insurance, una strategia di trading automatizzato, sembra essere stata al centro dell’esacerbazione del crollo del Black Monday. La strategia mirava a proteggere un portafoglio di azioni vendendo allo scoperto future su indici azionari.
I programmi iniziarono automaticamente a liquidare le azioni quando venivano raggiunti determinati obiettivi di perdita, spingendo i prezzi al ribasso. Si verificò una spirale di vendite, con i mercati in calo che continuavano ad attivare sempre più ordini stop. Poiché gli stessi programmi disattivavano automaticamente anche tutti gli acquisti, le offerte svanirono praticamente nello stesso momento.
I segnali prima del crollo
Il mercato azionario e l’economia stavano divergendo. Nei cinque anni precedenti l’ottobre 1987, il Dow Jones era più che triplicato. Il Louvre Accord sostituì il Plaza Accord nel febbraio 1987. In base a questo accordo, le nazioni del G5 decisero di stabilizzare i tassi di cambio.
La Fed inasprì la politica monetaria per fermare la pressione al ribasso sul dollaro nel secondo e terzo trimestre del 1987. Come risultato, la crescita dell’offerta di moneta statunitense crollò di oltre il 50% da gennaio a settembre.
Gli operatori di mercato erano consapevoli di questi problemi. La portfolio insurance portò però un falso senso di fiducia. Infatti, secondo molti, avrebbe evitato una significativa perdita nel caso il mercato fosse crollato. Ciò finì per alimentare un’eccessiva assunzione di rischi, che diventò evidente solo quando le azioni iniziarono a indebolirsi.
Le cause del Black Monday
I sistemi di trading si presero gran parte della colpa per il crollo, che si fermò il giorno successivo grazie al blocco degli scambi. In seguito il mercato risalì piuttosto velocemente verso i massimi da cui era appena precipitato.
Sebbene il trading di programmi abbia contribuito notevolmente al crollo, il catalizzatore esatto è ancora sconosciuto. Con complesse interazioni tra valute e mercati internazionali, è probabile che sorgano degli intoppi.
Dopo l’incidente, gli exchange implementarono delle precauzioni per rallentare l’impatto delle irregolarità nella speranza che i mercati abbiano più tempo per correggere problemi simili in futuro.
Può il Black Monday verificarsi ancora?
Qualcosa di simile al Black Monday può ancora accadere. Dal 1987, sul mercato sono stati integrati numerosi meccanismi di protezione per prevenire i panic selling. Tuttavia, gli algoritmi di trading ad alta frequenza (HFT) guidati dai supercomputer spostano un volume enorme in pochi millisecondi. Per questo motivo gli HFT possono contribuire all’aumento della volatilità.
Il flash crash del 2010 è stato il risultato dell’HFT, che ha mandato il mercato azionario in calo del 7% in pochi minuti. Il mercato azionario ha vissuto diversi momenti di volatilità dal 2010. L’aumento della tecnologia ha introdotto rischi maggiori sui mercati.