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L’illusione di una rivoluzione verde
Nikola nasce con l’ambiziosa missione di portare nel settore dei trasporti una nuova generazione di camion a zero emissioni. Il fondatore si presenta come un visionario, un nuovo Elon Musk capace di coniugare tecnologia, sostenibilità e grandi affari. Vuole creare un’azienda in grado di produrre mezzi pesanti alimentati a idrogeno ed elettricità per eliminare la dipendenza dai combustibili fossili e ridurre l’impatto ambientale.
La sua idea green seduce Wall Street. Nel 2020, Nikola si quota in borsa attraverso una fusione con una SPAC (Special Purpose Acquisition Company), evitando il tradizionale e più severo processo di IPO. Il debutto è esplosivo: il valore delle azioni schizza alle stelle e la sua capitalizzazione di mercato arriva a superare quella di Ford.
Le cose sembrano andare ancora meglio quando, nello stesso anno, Nikola annuncia una partnership con General Motors. Il colosso automobilistico si impegna a produrre il pick-up elettrico Badger e a fornire tecnologia per le celle a combustibile a idrogeno. L’accordo è valutato 2 miliardi di dollari e fa da volano per la fiducia degli investitori.
Ma qualcosa non torna.
Hindenburg Research e la bomba mediatica
A smascherare la grande illusione è Hindenburg Research, una società di analisi finanziaria specializzata nella vendita allo scoperto. Nel settembre 2020, pubblica un report devastante: secondo gli analisti, Nikola avrebbe esagerato (se non del tutto inventato) le proprie capacità tecnologiche. La prova più eclatante? Un video promozionale in cui un camion Nikola One sembra muoversi autonomamente. In realtà, il mezzo sta semplicemente rotolando in discesa. Nikola non ha una tecnologia funzionante, le sue promesse sono vuote e il suo fondatore ha costruito un castello di carta basato su dichiarazioni gonfiate e marketing aggressivo.
Lo scandalo esplode in tutta la sua portata. La Securities and Exchange Commission (SEC) e il Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti avviano indagini su Milton e sulla società. Il titolo di Nikola crolla. Tre mesi dopo la pubblicazione del report, Trevor Milton si dimette.
La caduta e i problemi operativi
Con l’uscita di Milton, Nikola prova a rimettersi in carreggiata. L’azienda continua a promettere la produzione di camion a idrogeno e elettrici, ma i problemi tecnici si accumulano. Nel 2022, iniziano le prime consegne, ma i numeri sono irrisori. Solo 600 i camion prodotti fino al 2024. Peggio ancora, molti di questi veicoli vengono richiamati per difetti tecnici gravi, tra cui incendi delle batterie. Il tutto costa all’azienda decine di milioni di dollari in perdite.
Nel frattempo, il mercato dei veicoli elettrici diventa più competitivo e spietato. Nikola fatica a raccogliere capitali, mentre colossi come Tesla e Volvo avanzano con soluzioni più affidabili e consolidate. L’azienda inizia a bruciare liquidità a ritmi preoccupanti: alla fine del 2024, ha appena 47 milioni di dollari in cassa, una cifra insufficiente per garantire la continuità aziendale.
Nel febbraio 2025, il verdetto è inevitabile: Nikola va in bancarotta.
Cosa ci insegna la storia di Nikola?
La storia di Nikola non è solo quella di un’azienda che è andata in bancarotta, ma il simbolo di un intero sistema che a volte confonde l’innovazione con la speculazione. Guardando il suo percorso, emergono insegnamenti fondamentali per chiunque voglia investire o costruire un’impresa nel mondo delle startup tecnologiche:
- Il pericolo dell’hype finanziario: il boom di Nikola è stato alimentato da speculazione e promesse irrealistiche. Non basta una bella narrazione per mandare avanti un’impresa solida.
- La trasparenza è fondamentale: esagerare le proprie capacità, mentire o omettere informazioni può portare a conseguenze legali e alla distruzione della fiducia degli investitori.
- I mercati sono spietati con le startup non profittevoli: senza un modello di business sostenibile, anche le aziende più promettenti rischiano il collasso.
- Le SPAC possono essere un’arma a doppio taglio: Nikola è uno dei tanti esempi di società che hanno usato le SPAC per sbarcare in borsa senza avere fondamenta solide.
Con la bancarotta di Nikola, si chiude un capitolo tra i più controversi della storia recente dell’industria automobilistica. Quella che sembrava una rivoluzione si è rivelata un’illusione, lasciando dietro di sé un monito per tutti coloro che inseguono il sogno delle auto elettriche senza avere i piedi per terra.
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