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Trump e la Guerra Commerciale: Dazi su Acciaio e Alluminio, l’Europa Promette Ritorsioni
Donald Trump torna alla carica con la sua politica protezionistica e lo fa con una mossa che ha già scosso i mercati: il 10 febbraio 2025 ha annunciato l’introduzione di nuovi dazi del 25% sulle importazioni di acciaio e alluminio. Una decisione che colpirà non solo la Cina e la Russia, ma anche i principali alleati degli Stati Uniti, tra cui Canada, Messico ed Europa.
L’obiettivo è proteggere l’industria americana e creare posti di lavoro nel settore manifatturiero. Ma la storia ci insegna che le guerre commerciali raramente finiscono bene. L’Unione Europea e altri partner commerciali hanno già annunciato ritorsioni. Un’escalation potrebbe pesare sui consumatori e sull’economia globale.
Vediamo nel dettaglio cosa sta succedendo, quali saranno le conseguenze e perché questa mossa potrebbe avere effetti controproducenti.
Cosa significano i nuovi dazi su acciaio e alluminio
I nuovi dazi del 25% si applicano a tutte le importazioni di acciaio e alluminio negli Stati Uniti, inclusi i prodotti finiti: materie prime, semilavorati e componenti utilizzati in settori chiave come automotive, edilizia e tecnologia.
Quando entreranno in vigore?
I nuovi dazi su acciaio e alluminio entreranno in vigore il 12 marzo 2025 alle 12:01 (ora di Washington). Trump ha avvertito che la percentuale potrebbe anche aumentare, se necessario. Un chiaro segnale che la sua amministrazione non ha intenzione di fare marcia indietro.
Perché Trump ha imposto questi dazi?
Questa mossa rientra nella strategia di Trump di ridurre la dipendenza degli USA dai prodotti esteri e rilanciare la produzione interna. Durante l’annuncio ha dichiarato: “Molti nuovi stabilimenti apriranno negli Stati Uniti grazie a questi dazi.”
Ma c’è un problema: nel 2018 Trump aveva già imposto dazi simili su acciaio e alluminio, con risultati tutt’altro che positivi. Nel primo anno successivo alle tariffe, l’occupazione nel settore manifatturiero è diminuita, mentre i prezzi sono aumentati, colpendo settori chiave come l’edilizia e l’automotive.
Gli economisti avvertono che stavolta potrebbe andare ancora peggio. Il costo delle materie prime salirà e le aziende americane dovranno scegliere tra assorbire le perdite o scaricare i costi sui consumatori.
Chi sarà colpito di più dai dazi su acciaio e alluminio?
Gli USA importano grandi quantità di acciaio e alluminio da diversi paesi, perché la produzione interna non è sufficiente a coprire il fabbisogno nazionale. Nel 2024, le importazioni di acciaio e alluminio provenivano principalmente da:
Acciaio:
- Canada: 23%
- Brasile: 16%
- Messico: 12%
- Corea del Sud: 10%
Alluminio:
- Canada: 58%
- Emirati Arabi Uniti: 6%
- Cina: 4%
L’Unione Europea promette ritorsioni
Non è passato molto tempo prima che l’Unione Europea rispondesse con durezza. La presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen ha dichiarato: “Tariffe ingiustificate contro l’UE non rimarranno senza risposta.”
Il cancelliere tedesco Olaf Scholz ha aggiunto: “Se gli Stati Uniti ci lasciano senza scelta, l’Unione Europea reagirà come un blocco unico. Siamo il mercato più grande del mondo con 450 milioni di cittadini e abbiamo la forza per farlo.”
L’UE potrebbe reintrodurre dazi su prodotti americani iconici, come le moto Harley-Davidson e i jeans Levi Strauss, una misura già sperimentata nel 2021. E se la situazione degenerasse? Potremmo assistere a una nuova guerra commerciale su larga scala, con impatti negativi su entrambe le economie.
L’effetto sui mercati
Chi potrebbe guadagnarci?
- I produttori americani di acciaio e alluminio potrebbero vedere un aumento della domanda interna. Alcoa Corp., ad esempio, ha già guadagnato in borsa dopo l’annuncio.
- Le aziende che esportano meno e vendono sul mercato interno potrebbero essere meno colpite.
Chi rischia di perdere?
- Settore automobilistico e edilizio: il costo delle materie prime potrebbe salire e ridurre i margini di profitto.
- Consumatori americani: prezzi più alti per prodotti che contengono acciaio e alluminio.
- Aziende che dipendono dalle esportazioni: se l’Europa e altri partner rispondono con tariffe, le imprese americane che esportano all’estero saranno danneggiate.
Lezioni dal passato
Non è la prima volta che Trump gioca la carta dei dazi su acciaio e alluminio. Già nel 2018, durante il suo primo mandato, aveva imposto tariffe simili con l’obiettivo di rilanciare la produzione interna e ridurre la dipendenza dagli importatori stranieri. Ma i risultati furono, nella migliore delle ipotesi, contrastanti:
- La produzione di acciaio aumentò leggermente, ma non abbastanza da compensare gli effetti negativi sul resto dell’economia.
- Il settore manifatturiero nel complesso perse posti di lavoro. Questo perché le aziende che dipendono dall’acciaio e dall’alluminio (automobilistiche, edilizie, packaging) videro salire i costi e dovettero ridurre personale o delocalizzare.
- L’industria automobilistica e delle costruzioni fu colpita duramente. Le case automobilistiche statunitensi, ad esempio, dovettero affrontare un aumento dei costi che rese più difficile competere con i produttori esteri.
- I consumatori pagarono il conto. Molti prodotti di uso quotidiano, dalle automobili alle lattine di birra, aumentarono di prezzo.
Che cosa possiamo aspettarci nel 2025?
Rispetto al 2018, oggi il contesto è ancora più complicato:
- L’inflazione è ancora alta. Dopo la pandemia e i problemi nelle catene di approvvigionamento globali, gli USA stanno ancora cercando di tenere sotto controllo il costo della vita. Aggiungere dazi del 25% sulle importazioni di acciaio e alluminio non farà altro che far salire i prezzi di molti prodotti, proprio nel momento in cui gli americani stanno cercando di contenere le spese.
- I mercati globali sono più interconnessi. Nel 2018 la guerra commerciale tra USA e Cina colpì soprattutto questi due paesi. Oggi, invece, l’Europa è pronta a rispondere subito, e potrebbe scatenarsi una guerra commerciale più ampia.
- La concorrenza globale è più aggressiva. Nel frattempo, la Cina ha aumentato la sua produzione e sta inondando il mercato mondiale di acciaio a prezzi più bassi. Se gli Stati Uniti chiudono le porte, l’Europa potrebbe rafforzare i legami commerciali con la Cina.
- Le aziende americane dipendono dalle importazioni. Gli Stati Uniti non producono abbastanza acciaio e alluminio per soddisfare la domanda interna. Questo significa che le imprese americane non potranno evitare di comprare dall’estero, ma dovranno farlo a prezzi più alti a causa dei dazi. E alla fine, questi costi ricadranno su chi acquista auto, case e prodotti di consumo.
Trump rischia un autogol?
L’idea di proteggere l’industria americana può sembrare patriottica e attraente per gli elettori, ma nella pratica rischia di trasformarsi in un enorme boomerang economico.
- Se gli USA penalizzano le importazioni, i prezzi saliranno.
- Se l’Europa risponde, le aziende americane perderanno quote di mercato.
- Se i costi aumentano, chi pagherà il conto saranno i cittadini americani.
Trump sta davvero proteggendo l’America o sta solo alimentando tensioni commerciali che alla lunga danneggeranno tutti? Questa volta, il gioco potrebbe non valere la candela.
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