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Warren Buffett Lascia Berkshire Hathaway a Fine Anno: Cosa Cambia Davvero per gli Investitori
Warren Buffett lascia Berkshire Hathaway a fine anno. È la notizia che milioni di investitori si aspettavano da tempo, ma che nessuno voleva davvero sentire. Il leggendario “Oracolo di Omaha”, che ha trasformato una polverosa azienda tessile in uno dei più grandi conglomerati finanziari della storia, ha annunciato la sua uscita di scena durante l’assemblea annuale degli azionisti, tra applausi emozionati e silenzi pieni di significato.
A 94 anni, dopo aver battuto il mercato per decenni, Buffett si prepara a passare il testimone a Greg Abel, 62 anni, braccio destro fidato da un quarto di secolo e prossimo CEO del gruppo. Un passaggio che, nella forma, sembra segnare una svolta epocale, ma nella sostanza potrebbe non cambiare troppo. Almeno all’inizio.
Buffett ha battuto tutti. Anche il tempo
Dal 1965 al 2024, le azioni Berkshire Hathaway hanno reso in media quasi il 20% annuo. Nello stesso periodo l’S&P 500 si è fermato poco sopra il 10% con dividendi reinvestiti. Chi ha investito con Buffett ha avuto tra le mani qualcosa di più di un’azione: ha avuto un pezzo di storia della finanza moderna.
Alla guida di Berkshire, Buffett ha incarnato una filosofia d’investimento controcorrente, sobria, ostinata. Zero hype, zero trading compulsivo. Solo pazienza, valutazioni razionali e tanto capitale ben allocato.
Greg Abel prende il timone
Durante l’assemblea di Omaha, Buffett ha chiarito che Abel è la persona giusta per guidare la società. Lo ha detto senza esitazioni, con quella sincerità ruvida che lo ha sempre contraddistinto. Abel, dal canto suo, ha subito messo in chiaro che non intende stravolgere nulla. Continuerà a seguire la rotta tracciata dal fondatore, quella basata su disciplina, lungo termine e decentralizzazione. “È la filosofia d’investimento che ha guidato Berkshire per 60 anni e non cambierà” ha detto.
Buffett su deficit e dazi
Il meeting non si è fermato alla successione. Buffett ha toccato altri nervi scoperti del momento. A partire dalle politiche commerciali di Donald Trump. “Il commercio non dovrebbe essere un’arma” ha detto. “Può diventare una forma di guerra e ha portato a conseguenze negative”.
Poi ha puntato il dito contro il deficit pubblico statunitense. Lo ha definito “insostenibile”. Nessuna previsione da mago, ma un monito chiaro: non si può andare avanti così all’infinito. Due anni? Venti? Nessuno lo sa. Ma prima o poi il conto arriva.
Berkshire è seduta su una montagna di contanti
A fine trimestre il conglomerato aveva in cassa 347,7 miliardi di dollari tra contanti, equivalenti e Treasury a breve scadenza.
Una cifra record, frutto di un atteggiamento sempre più cauto da parte di Buffett. Vendite in aumento, nuove acquisizioni col contagocce. “Vorremmo abbassare la quota di cash” ha detto, “ma è difficile che succeda domani. Magari tra cinque anni”.
È una strategia prudente che riflette l’incertezza dell’attuale contesto economico, ma anche l’estrema selettività con cui Berkshire approccia ogni nuova opportunità.
Apple resta regina
Durante l’evento, Buffett ha scherzato con Tim Cook, CEO di Apple e ospite d’onore in prima fila. “Mi imbarazza dirlo, ma Tim ha fatto guadagnare a Berkshire più soldi di quanti ne abbia fatti io in tutta la mia carriera”. Risata generale, ma mezza verità.
Apple è stata per anni la principale partecipazione del portafoglio di Berkshire. Negli ultimi 12 mesi è stata parzialmente ridotta, ma rimane tra i pilastri.
Cosa cambia per gli investitori
A caldo, la risposta è: molto meno di quanto sembri. Il ritiro di Buffett è un evento storico, certo, ma la sua impronta è destinata a restare ben visibile per anni. Berkshire è una macchina ben oliata, con una cultura aziendale unica e una struttura decentralizzata che premia la continuità.
Greg Abel non è un outsider. È da tempo al centro delle decisioni operative. Conosce il DNA della società, ha la fiducia di Buffett e degli azionisti. Non ci sono segnali di una svolta strategica imminente. Tuttavia, il mercato ragiona con la pancia. L’assenza di Buffett potrebbe far emergere dubbi, volatilità, movimenti emotivi. Specie in un contesto già instabile, tra dazi, inflazione e rischio recessione.
Finché le cose fileranno lisce, nessuno metterà in discussione la leadership di Abel. Ma al primo passo falso, che sia un’acquisizione sbagliata, un investimento azzardato o una trimestrale fiacca, il confronto con il passato tornerà feroce. Perché quando si succede a una leggenda, il margine di tolleranza si restringe.
Oltre a un impero finanziario, Warren Buffett ha costruito un mito. Lo ha fatto con semplicità, frugalità e coerenza. Ha usato il capitale come strumento di lungo termine, ha predicato la pazienza in un mondo impaziente. Ha insegnato che la finanza può essere etica, concreta, razionale. La sua assenza si sentirà, ma l’eredità che ha costruito continuerà a guidare Berkshire ancora a lungo.
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