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Accordo Commerciale USA-Cina: Tregua Mineraria e Dazi al 55%
Tra polvere diplomatica e pressioni incrociate, Stati Uniti e Cina hanno chiuso a Londra due giorni di trattative serrate che segnano un momento di svolta, o forse solo una pausa tattica. I due giganti economici hanno raggiunto un’intesa preliminare per attuare l’accordo di Ginevra: dazi

Stati Uniti e Terre Rare: Quanto è Reale la Dipendenza dalla Cina?
Le terre rare sono diventate il simbolo delle tensioni commerciali tra Washington e Pechino. Una riga di elementi nella tavola periodica si è trasformata in un’arma diplomatica. Si parla di materiali poco noti e di un’esposizione industriale che, secondo molti osservatori, lascia gli Stati Uniti

Costi e Commissioni degli Investimenti: Ecco Quanto ti Stanno Togliendo Ogni Anno
Chi mette mano ai mercati si preoccupa spesso di guadagnare. Raramente si domanda quanto lascia sul tavolo ogni anno. In silenzio, le commissioni si portano via una fetta crescente del rendimento, mese dopo mese, senza mai sbagliare il bersaglio. Ogni piattaforma impone regole e costi.

Cosa fa muovere Wall Street e la Borsa Europea? Sintesi Macro – Settimana 22
Il mercato azionario statunitense archivia una settimana brillante. L’S&P 500 supera quota 6.000, il dollaro si rafforza, Bitcoin accelera. L’intero listino ha dato prova di coesione, con tutti i settori principali in ascesa. I rendimenti sono saliti con decisione, in particolare quelli a due anni,

Euro contro Dollaro: la Battaglia Persa sul Fronte delle Riserve Valutarie
Nel teatro della finanza globale, ogni moneta ha un ruolo cucito addosso. Il dollaro domina. Lingua franca nei mercati, valuta rifugio nelle crisi, pegno di potenza per chi lo emette. L’euro, nato con ambizioni universali, resta a metà strada tra simbolo tecnico e progetto incompiuto.
La Nuova Fed del 2025: Perché i Tassi Potrebbero Restare Alti (e Cosa Significa per Te)
Anno nuovo, Fed nuova. Il 2025 si apre con una nuova amministrazione politica e un cambio di rotta per la Federal Reserve per via del tradizionale rimpasto del comitato responsabile delle decisioni di politica monetaria, il Federal Open Market Committee (FOMC). La nuova composizione della Fed influenzerà i tassi di interesse e, di riflesso, i prestiti, i mutui e le finanze personali degli americani. Ecco tutto quello che c’è da sapere su chi decide cosa, le implicazioni del cambio di presidenza alla Casa Bianca e come la Fed sta affrontando la sua sfida più grande: tenere a bada l’inflazione senza mandare l’economia in tilt.
La rotazione del FOMC: chi entra e chi esce
Ogni anno, quattro dei dodici membri votanti del FOMC cambiano, seguendo una rotazione tra i presidenti delle banche regionali della Fed. Quest’anno entrano in scena Austan Goolsbee (Chicago Fed), Susan Collins (Boston Fed), Alberto Musalem (St. Louis Fed) e Jeffrey Schmid (Kansas City Fed). Escono, invece, Thomas Barkin (Richmond), Raphael Bostic (Atlanta), Mary Daly (San Francisco) e Beth Hammack (Cleveland).
Questa rotazione sembra spostare leggermente l’ago della bilancia verso una posizione più “hawkish” (cioè favorevole a tassi più alti per contenere l’inflazione). Secondo gli analisti, tre dei nuovi membri (Collins, Schmid e Musalem) sono considerati “falchi”. Questo potrebbe significare una Fed meno propensa a tagli significativi dei tassi nel 2025.
Falchi vs Colombe
In gergo economico, i membri della Fed sono spesso definiti “falchi” o “colombe”. I falchi sono ossessionati dall’inflazione: preferiscono mantenere i tassi alti per controllare i prezzi. Le colombe, invece, puntano a stimolare la crescita economica, spingendo per tassi più bassi. La nuova composizione del FOMC potrebbe quindi portare a decisioni più rigide per chi sperava in un rapido calo dei costi di finanziamento.
Secondo una nota di Deutsche Bank, il FOMC è ora “leggermente più orientato verso un approccio restrittivo” rispetto al 2024. Questo spostamento è particolarmente significativo in un momento in cui la Fed sta cercando di combattere l’inflazione senza soffocare la crescita.
Cosa ci ha lasciato l’ultima riunione del 2024
A dicembre la Fed ha deciso di ridurre i tassi di interesse di un quarto di punto percentuale, portando il range al 4,25%-4,50%, ma il presidente Powell è stato chiaro: è tempo di procedere con cautela. L’inflazione è ancora alta, con il core PCE (l’indice preferito dalla Fed per misurare l’inflazione) previsto al 2,5% fino al 2025, ben sopra l’obiettivo del 2%. Alcune componenti dell’inflazione, come i costi degli affitti, stanno scendendo più lentamente del previsto. Inoltre, l’incertezza legata alle politiche potenzialmente inflazionistiche della nuova amministrazione Trump (dazi, tagli fiscali e restrizioni sull’immigrazione) ha complicato le proiezioni della Fed per il prossimo anno.
Le implicazioni per i tassi della Fed nel 2025
Le ultime proiezioni indicano solo due tagli dei tassi di un quarto di punto ciascuno entro la fine del 2025, la metà rispetto a quanto previsto a settembre. Questo significa che i costi dei prestiti, dai mutui ai finanziamenti per le auto, rimarranno elevati per un periodo più lungo del previsto.

Powell ha definito il taglio di dicembre come una “decisione sofferta”, segnalando che ulteriori riduzioni saranno legate ai progressi sull’inflazione. La Fed adotta un approccio prudente per evitare che un allentamento eccessivo della politica monetaria stimoli una domanda capace di riaccendere l’inflazione.
L’impatto dell’amministrazione Trump sulla politica della Fed
Donald Trump, che entrerà in carica il 20 gennaio 2025, ha una storia di attriti con Jerome Powell. Durante il suo primo mandato, ha spesso criticato la Fed per i tassi troppo alti. Ora, con una maggioranza repubblicana al Congresso, potrebbe spingere per politiche che alimentano la domanda e l’inflazione.
La Fed, però, si prepara a resistere. Powell ha già dichiarato che eventuali dazi o politiche fiscali espansive saranno attentamente monitorati per valutarne l’impatto sull’inflazione.
Perché tutto questo conta per te
Un FOMC più hawkish e una Fed cauta significano che i tassi di interesse rimarranno elevati nel 2025, influenzando sia l’economia statunitense che i mercati internazionali. Per gli investitori internazionali, questo potrebbe tradursi in rendimenti più alti sugli strumenti legati al dollaro. Tuttavia, l’elevata inflazione e i costi di finanziamento in crescita potrebbero rallentare la ripresa economica globale, aumentando i rischi per chi opera nei mercati emergenti o ha esposizioni in valute più deboli.
Cosa aspettarsi dalla prossima riunione
La prossima riunione del FOMC si terrà il 28-29 gennaio e rappresenterà il primo vero test per il nuovo team. Gli analisti si aspettano che la Fed mantenga i tassi invariati, segnalando però un atteggiamento cauto di fronte ai primi segnali delle politiche della nuova amministrazione. Powell e il suo team continueranno a monitorare i dati sull’inflazione e sull’occupazione, mantenendo la flessibilità necessaria per adattare la politica monetaria a un contesto in rapida evoluzione.
Conclusione
La “nuova Fed” del 2025 si trova in una posizione delicata, con un equilibrio complesso tra inflazione, crescita economica e pressioni politiche. Per i consumatori e gli investitori, questo si traduce in un anno di incertezza in cui pianificare bene le proprie mosse finanziarie sarà fondamentale.
Tieniti aggiornato sulle decisioni della Fed e valuta con attenzione le opportunità e i rischi legati ai tassi di interesse.
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