
Quanto è difficile misurare l’inflazione?
Con i prezzi in rapido aumento dopo la pandemia di Covid, raramente i dati sull’inflazione sono stati così presenti nel dibattito pubblico come negli ultimi anni. Le stime dell’inflazione per un dato mese possono cambiare sostanzialmente man mano che vengono rilasciati i dati successivi. Ad

Cosa fa muovere Wall Street e la Borsa Europea? Sintesi Macro – Settimana 38
Nonostante per mesi sia stato detto che la Fed voleva mantenere i tassi “più alti più a lungo” e che una “pausa” non avrebbe rappresentato l’inizio di un ciclo di tagli dei tassi, i mercati lo hanno ignorato fino alla scorsa settimana. I rendimenti reali,

Fino a quando rimarranno alti i tassi di interesse?
Per quanto tempo i mutuatari di tutto il mondo riusciranno a sostenere tassi di interesse più alti è forse la domanda più importante in economia in questo momento. L’analisi dei funzionari politici ha portato a previsioni errate secondo cui l’inflazione si sarebbe rivelata transitoria con

E’ giunta la fine dell’era della globalizzazione?
La parola “geopolitica” sta emergendo sempre più spesso nelle chiamate degli utili e nei documenti di alcune delle più grandi aziende del mondo. Tutte le discussioni sulla fine dell’era della globalizzazione non sono più solo chiacchiere. Adesso iniziano ad emergere prove concrete del fatto che

La Russia vieta temporaneamente le esportazioni di diesel e benzina
La decisione della Russia di vietare temporaneamente le esportazioni di diesel e benzina rischia di interrompere le forniture prima dell’inverno. Il carburante di tipo diesel alimenta diverse aree dell’economia globale. La perdita di offerta, e qualsiasi aumento dei prezzi, avrà quindi vaste implicazioni. Ma quanto

La Fed lascia i tassi invariati e segnala la possibilità di un altro aumento
La Fed ha lasciato invariati i tassi di interesse in un intervallo compreso tra il 5,25% e il 5,5%, segnalando che i costi di finanziamento probabilmente rimarranno più alti più a lungo. Nella dichiarazione pubblicata dopo l’incontro, il FOMC ha ripetuto che i funzionari determineranno
Euribor vs Eurirs: un mutuo a tasso fisso è più conveniente del variabile
Durante il primo trimestre del 2023, gli indici di riferimento Euribor hanno continuato a crescere, portando privati e famiglie a scegliere mutui a tasso fisso nel 93% dei casi. Nel primo trimestre del 2023 l’Euribor è cresciuto da poco più del 2% a quasi il 3%, mentre il riferimento per i mutui a tasso fisso (Eurirs) è cresciuto da un valore medio del 2,57% a una media del 2,88%. I diversi ritmi di crescita dei due indici, assieme al timore di ulteriori rialzi degli indici Euribor nei prossimi mesi, stanno generando una vera e propria polarizzazione della domanda di nuovi mutui: il tasso variabile è di gran lunga preferito rispetto al tasso fisso.
Il tasso fisso è più conveniente del variabile
Secondo l’ultimo Osservatorio di MutuiOnline.it relativo al mese di aprile, nove richieste su dieci sono per il tasso fisso. Questo spostamento del mercato è legato all’anomalia di un Euribor a 3 mesi – il principale benchmark del variabile – che mediamente si attesta al 3,18% contro il 3,03% dell’Irs (indicatore per la costruzione del contratto a tasso fisso) a 10 anni. Di conseguenza, il TAN medio del variabile si attesta al 4,11% e quello del fisso al 3,62%.
MutuiOnline.it ha analizzato l’impatto sulle rate di un mutuo a tasso variabile dopo l’ultimo rialzo dei tassi della BCE di 25 punti base. Secondo le sue stime, nelle prossime settimane la rata di un mutuo a 20 anni aumenterà a quota 978 euro e quella a 30 anni a 776 euro, con un incremento rispettivamente del 40,3% e del 63,4% rispetto a un anno fa.
Rispetto ad aprile dello scorso anno, la rata di un mutuo variabile da 160 mila euro con scadenza a 20 anni è aumentata del 37,3% (da 697 a 957 euro); per un mutuo del medesimo importo ma con scadenza a 30 anni è cresciuta del 58,5% (da 475 a 753 euro).
Quanto alle finalità del finanziamento, MutuiOnline.it non ha registrato particolari differenze rispetto al passato. L’acquisto della prima casa è sempre oltre sei richieste su dieci, con la seconda casa e la ristrutturazione entrambe in salita rispettivamente al 5,7% e al 3%. Le surroghe si stabilizzano poco sopra un quarto delle richieste totali, ad indicare che ci sono ancora mutuatari con tassi ben più alti in essere che cercano di ottenere condizioni migliori.
Cresce la domanda di mutui da parte degli under 36
Una sostanziale stabilità si registra sul fronte della durata dei mutui, da tempo ormai intorno ai 24 anni, così come in merito all’importo richiesto: ad aprile il dato medio è stato di 131.479 euro, in leggerissimo rialzo rispetto al primo trimestre (+0,6%). Un anno fa il dato si attestava a quota 141.146 euro.
Non si registrano particolari variazioni sul fronte del loan to value, cioè l’ammontare finanziato rispetto all’importo speso per l’acquisto, che resta intorno ai due terzi.
Quanto alle classi d’età, la quota delle richieste dagli under 36 è al 39,6%. La crescita è probabilmente legata al fatto che a giugno scadrà la possibilità di accedere alle facilitazioni per i mutui under 36. Infine, a livello geografico sono cresciute le erogazioni nel Nord, che ammontano al 51% del totale e al 45% delle richieste.
Il mercato immobiliare rallenta
Lo scenario complicato dei mutui si riflette sull’andamento del mercato immobiliare, con le compravendite in calo nella fase finale del 2022 dopo oltre due anni di crescita.
L’aumento dei tassi d’interesse della BCE, insieme ad altri fattori macroeconomici come le tensioni geopolitiche, l’inflazione elevata e le preoccupazioni per una possibile recessione, hanno rallentato il mercato immobiliare.
Nel quarto trimestre 2022, l’ultimo periodo per cui sono disponibili i dati, il numero di vendite residenziali è diminuito del 2,1% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Tuttavia, nel corso dell’anno, il tasso di crescita è sceso gradualmente. Le compravendite totali sono aumentate del 4,8% su base annua, raggiungendo 784.000 transazioni.
Le compravendite rimangono ancora a livelli superiori alla media di lungo periodo. Le previsioni per il 2023 sono improntate in realtà a una riduzione a due cifre anche per il perdurare di politiche restrittive sul mercato dei mutui, tanto che la quota di abitazioni acquistate con mutuo ammontava, a fine 2022, al 42,8%, quando a inizio anno ci si posizionava sul 52%, a sottolineare che compra sempre di più chi i soldi li ha già e non ha bisogno di ricorrere al mutuo.
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