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Amazon Prime Day e le vendite
L’Amazon Prime Day è importante non solo per i clienti ma anche per gli investitori e i trader. Finora ci sono stati 7 di questi eventi, il primo nel 2015. Questo numero rappresenta un campione troppo ristretto per tirare delle conclusioni. Tuttavia è importante esaminare i risultati dell’Amazon Prime Day e il suo impatto sul prezzo delle azioni.
Nel 2021, i consumatori hanno acquistato beni per un valore di 11,2 miliardi di dollari durante il Prime Day, con un aumento del 7,7% rispetto ai 10,4 miliardi di dollari del 2020. A confronto con il 2020, questo tasso di crescita appare modesto. Le vendite del Prime Day nel 2020 sono state del 45,1% superiori a quelle del 2019.
Che cosa aspettarsi dall’Amazon Prime Day del 2022?
Secondo i dati di RetailMeNot, l’88% degli americani prevede di fare acquisti su Amazon durante il Prime Day di quest’anno e il 47% sta aspettando di fare gli acquisti più importanti dell’anno durante questo giorno.
Nonostante i suoi punti di forza, l’azienda deve affrontare alcuni ostacoli quest’anno. La presenza dei suoi concorrenti è molto più grande di quanto non fosse l’anno scorso. Ognuno di loro ha la propria versione del Prime Day. Sempre secondo RetailMeNot, i consumatori stanno già pianificando di cercare offerte tra i rivenditori durante il Prime Day, con il 19% degli americani che prevede di acquistare presso altri rivenditori.
L’Amazon Prime Day di quest’anno va inserito anche nel contesto macroeconomico attuale. Le preoccupazioni per l’economia e l’elevata inflazione fanno si che le persone siano più caute a fare spese. Inoltre, l’aumento dei costi alimentari ed energetici toglie loro la capacità di spendere per articoli discrezionali.
L’impatto dell’Amazon Prime Day sul prezzo delle azioni
Il rendimento medio giornaliero per tutti i giorni di negoziazione del titolo è di circa lo 0,19%. La distribuzione di questi rendimenti si estende su un intervallo del 3,7%. Il rendimento medio a due settimane è dell’1,96% con una variazione media dell’8% che si estende in modo più significativo al rialzo. Invece, il rendimento medio mensile è del 3,95%.
L’acquisto del titolo alla chiusura del primo giorno dopo l’inizio del Prime Day e la vendita alla chiusura del giorno successivo hanno prodotto un rendimento medio dello 0,27%. Questo risultato è leggermente superiore al rendimento medio giornaliero.
Il periodo di due settimane di negoziazione dopo il Prime Day ha restituito una media del 4%, più del doppio del rendimento medio a due settimane.
I dati mensili mostrano risultati altrettanto positivi, con un rendimento dopo il Prime Day del 6,62%, rispetto al 3,95% per un dato periodo di 20 giorni nel resto dell’anno.
Un Amazon Prime Day in autunno?
Non è ancora ufficiale ma fonti affidabili sono venute in possesso di alcune e-mail in cui viene presentato un nuovo evento. Questa nuova giornata di sconti si chiamerebbe “Prime Fall” e sarebbe in programma nel quarto trimestre di quest’anno.
Sembrerebbe che Amazon abbia preso questa decisione dopo che le vendite del primo trimestre sono state giudicate un po’ troppo basse. L’azienda infatti ha registrato la crescita più bassa dalla bolla di internet.
Un Amazon Prime Day in autunno rischierebbe di essere troppo vicino al Black Friday, che quest’anno cadrà il 25 novembre. L’evento dovrebbe quindi essere collocato ad una distanza ragionevole dal “venerdì nero”, magari all’inizio del mese di ottobre.
Perché Amazon vuole raddoppiare il Prime Day?
La situazione attuale di Amazon è molto diversa da quella in cui si trovava durante la pandemia. L’azienda si è trovata a dover soddisfare una domanda record e si è dovuta assicurare di avere un inventario abbondante. Per far fronte agli ordini, l’azienda ha aumentato la sua capacità di magazzino. Alla fine del 2021, Amazon aveva in affitto o in proprietà quasi 36 milioni di metri quadrati di magazzini.
Con la spesa dei consumatori in calo per via del sentiment negativo e dell’inflazione record, Amazon e molti altri retailer potrebbero ritrovarsi con delle scorte un po’ troppo abbondanti. La crescita delle vendite online del settore della vendita al dettaglio, che è stata pari al 36,4% nel 2020, si è normalizzata a un tasso del 17,8% nel 2021 e del 9,4%, nel 2022.
L’anno scorso, i rivenditori hanno dato per scontato che la domanda sarebbe stata indefinitamente elevata. Questo, insieme ai ritardi lungo la catena di approvvigionamento, li ha portati a ordinare in eccesso dai loro fornitori e grossisti. Tali fornitori e grossisti, a loro volta, hanno ordinato in eccesso dai propri fornitori. Tutto ciò ha portato a una discrepanza tra la domanda dei consumatori e le scorte.
I primi campanelli di allarme sui livelli di inventario sono arrivati da Walmart e Target. E’ possibile che Amazon si stia trovando nella stessa situazione? Forse il Prime Day in autunno potrebbe servire per liberarsi dell’inventario in eccesso?
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