Penny Stock: il Mercato Dove Investi Poco e Puoi Perdere Tutto

A cosa pensi quando leggi “penny stock”? Nell’immaginario collettivo, questo termine richiamerebbe azioni da pochi spiccioli, acquistabili con il resto del caffè preso al bar. Qualcosa di marginale, accessibile, forse persino promettente visto lo scarso investimento richiesto. La realtà è che le penny stock non

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Cosa fa muovere Wall Street e la Borsa Europea? Sintesi Macro – Settimana 23

Cosa fa muovere Wall Street e la Borsa Europea? Sintesi Macro – Settimana 23
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Il mercato ha risposto con forza alla notizia dell’attacco iraniano contro obiettivi militari e nucleari israeliani. L’evento, il più grave da inizio escalation, ha provocato una reazione immediata sui principali asset globali. Il greggio è salito di oltre il 7%, segnando il maggior balzo giornaliero da marzo 2022. L’oro si è avvicinato ai massimi storici. L’indice S&P 500 ha perso più dell’1%, azzerando i guadagni settimanali. Le società del comparto viaggi e trasporti hanno guidato i ribassi. Difesa ed energia hanno registrato acquisti selettivi, sostenute da un cambio netto nel profilo di rischio geopolitico.

Le dinamiche azionarie si sono intrecciate con un movimento significativo sul mercato obbligazionario, dove i rendimenti dei Treasury hanno registrato un rialzo non interamente spiegabile dal solo effetto inflattivo dell’aumento del petrolio.

Il prezzo del petrolio rappresenta ora una variabile chiave. Un consolidamento dei livelli attuali inciderebbe in modo diretto sulle dinamiche inflattive, proprio nel momento in cui la Federal Reserve si prepara a pubblicare le nuove proiezioni macroeconomiche. Il prossimo meeting si concluderà con l’aggiornamento del dot plot. Le stime di marzo indicavano due tagli entro la fine dell’anno. Alla luce dell’attuale contesto, quella previsione appare meno solida. Barclays suggerisce la possibilità che le attese vengano riviste, sia in termini di inflazione per il 2025 sia nel numero di interventi.

I mercati prezzano ancora due tagli entro dicembre, ma con minore convinzione rispetto ai giorni scorsi. Il dato recente sull’inflazione aveva rafforzato l’ipotesi di un allentamento progressivo. Il rincaro dell’energia mette ora in discussione quella narrativa.

Il punto critico resta l’orizzonte del conflitto. Una sua espansione coinvolgerebbe direttamente la stabilità energetica globale, con ripercussioni che andrebbero oltre i listini. Una fase di contenimento, invece, permetterebbe al mercato di riallineare le aspettative in modo più ordinato.

Il fronte energetico entra nella fase più delicata

Il rischio percepito oggi non riguarda tanto le esportazioni dirette iraniane, già soggette a sanzioni, quanto la tenuta complessiva della sicurezza energetica dell’intera regione. Il timore che i prossimi raid possano estendersi ad altri nodi della rete logistica mediorientale ha riattivato la componente geopolitica del prezzo, che torna a inserirsi in modo deciso nella formazione del valore del barile.

Il punto più sensibile resta lo Stretto di Hormuz. L’eventualità di un blocco, pur mai realizzatasi nonostante anni di minacce, viene nuovamente contemplata nei modelli previsivi dei principali operatori. JPMorgan stima che un’interruzione effettiva dei flussi potrebbe spingere le quotazioni internazionali verso quota 130 dollari. Una soglia che avrebbe conseguenze dirette sull’inflazione globale, già soggetta a pressioni diffuse.

Il danneggiamento del giacimento di gas iraniano di South Pars rafforzano l’idea di un conflitto entrato nella sua dimensione economica. La possibilità di nuovi attacchi è una variabile concreta con cui i mercati stanno iniziando a fare i conti.

Le potenze produttrici, in particolare Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti, dispongono di capacità inutilizzata. La questione, tuttavia, supera il piano tecnico. Un attivismo diretto dell’OPEC+ nel compensare eventuali carenze iraniane esporrebbe i suoi membri a nuove ritorsioni.

Per ora le principali installazioni destinate all’export sono rimaste al riparo. Questo contribuisce a contenere il nervosismo e impedisce che il premio di rischio si trasformi in panico. Le autorità di vigilanza internazionale, come l’Agenzia Internazionale dell’Energia, ritengono che il mercato globale sia ancora ben rifornito, grazie alla domanda in rallentamento e agli aumenti recenti di produzione. In caso di emergenza, sono pronte ad attivare le riserve strategiche.

Inflazione sotto controllo, ma la tregua potrebbe essere provvisoria

A maggio l’inflazione core negli Stati Uniti è salita dello 0,1% su base mensile, meno delle attese per il quarto mese consecutivo. Su base annua il dato si attesta al 2,8%. I prezzi dei beni sono rimasti stabili, mentre la componente servizi – esclusa l’energia – ha rallentato, sostenuta da cali nei trasporti e nel settore alberghiero.

CPI USA maggio 2025

L’impatto delle tariffe introdotte dall’amministrazione Trump appare ancora contenuto, grazie a scorte accumulate e strategie di assorbimento dei costi da parte delle imprese. Tuttavia, settori più esposti come giocattoli ed elettrodomestici iniziano a mostrare aumenti significativi. Anche l’inflazione alimentare è tornata a salire, così come la voce abitativa, che rappresenta la componente più pesante nei servizi.

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MARCO CASARIO

Gli italiani sono tra i popoli più ignoranti in ambito finanziario.

Non per scelta ma perché nessuno lo ha mai insegnato. Il mio scopo è quello di educare ed informare le persone in ambito economico e finanziario. Perché se non ti preoccupi dell'economia e della finanza, loro si occuperanno di te.

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