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Le politiche reflazionistiche
Spesso la reflazione tende ad arrivare a seguito di interventi di politica monetaria espansiva e massicci stimoli fiscali che spingono gli investitori ad aumentare la loro tolleranza al rischio.
A seguito di una recessione o di una contrazione dell’attività economica, i paesi attuano politiche reflazionistiche che in genere includono:
- la riduzione delle tasse: pagare meno tasse lascia alle aziende e ai dipendenti maggiore capacità di spesa;
- la riduzione dei tassi d’interesse che rende più economico prendere in prestito denaro e scoraggia il risparmio;
- l’aumento dell’offerta di moneta in modo da ridurre ulteriormente il costo del denaro;
- il finanziamento di progetti di investimento al fine di creare nuovi posti di lavoro.
In breve, le misure reflazionistiche mirano ad aumentare la domanda di beni offrendo alle persone e alle aziende più soldi e incentivi a spendere di più.
La differenza tra reflazione e inflazione
È importante non confondere la reflazione con l’inflazione. In primo luogo, la reflazione non è negativa. Il ritorno del livello dei prezzi al trend di crescita pre-recessione è salutare per l’economia.
L’inflazione, d’altra parte, è spesso considerata negativa in quanto è caratterizzata da prezzi in aumento durante un periodo di piena capacità economica. Inoltre, i prezzi aumentano gradualmente durante un periodo di reflazione e velocemente durante un periodo di inflazione. In sostanza, la reflazione può essere descritta come un periodo di inflazione controllata.
Le performance degli asset in reflazione
Le performance degli asset reali, come le materie prime e il real estate, tendono ad essere buone in reflazione. Le commodities sono una classe di attività molto sensibile alla crescita. Con la ripresa dell’attività economica, aumenta la domanda di materie prime e di conseguenza anche il loro prezzo.
Il grafico seguente mostra la correlazione degli asset reali e finanziari con l’inflazione secondo i dati raccolti da Bank of America dal 1950.
L’oro funziona più come una valuta che come una commodity. Rappresenta una riserva di ricchezza e agisce come bene rifugio. In periodi di reflazione infatti, l’oro tende ad avere performance scarse o negative in quanto gli investitori preferiscono asset più rischiosi e con maggiori rendimenti.
Il mercato obbligazionario e il dollaro
Durante la reflazione il mercato obbligazionario ha già toccato il picco e comincia a scendere. Le obbligazioni societarie beneficiano delle politiche espansive che riescono a far scendere i credit spreads. In questo modo le aziende riescono ad accedere al credito tramite l’emissione di obbligazioni a costi più bassi. Anche i Treasury Inflation Protected Securities (TIPS) e i prestiti a leva performano bene.
Il dollaro americano tende ad essere neutrale/ribassista. Questo perché, quando le prospettive di crescita economica sono in aumento, l’appetibilità del dollaro diminuisce. La valuta di riserva globale è infatti considerata come bene rifugio di breve termine.
Il mercato azionario e i settori
L’aumento della crescita ha effetti positivi sugli earnings delle aziende. Profitti aziendali che aumentano rappresentano venti favorevoli per il mercato azionario.
Come già fatto presente, in regimi di reflazione l’avversione al rischio diminuisce. Gli investitori tendono quindi a posizionarsi su asset più rischiosi e a vendere quelli più sicuri.
I settori ciclici, che più dipendono dalla crescita economica, tendono ad avere buone performance. I settori difensivi, come i consumer staples e le utilities, hanno invece performance negative. Lo stesso vale per i communication services e l’healthcare. I settori con le performance migliori sono i consumer discretionary, l’energy, gli industrials e i financials.
Per quanto riguarda invece i fattori o temi del mercato azionario, le secular growth, le momentum stocks, le small cap e le aziende ad alto beta portano le migliori performance. Viceversa le low volatility e le defensive hanno performance negative.
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