
Mercati sotto pressione: i segnali da non ignorare
Il paradosso di questa settimana è che i mercati hanno reagito più al cambio di narrativa che ai numeri in sé. Il filo conduttore è chiaro: Stati Uniti in stagflazione “soft” (crescita che sfuma, prezzi ancora appiccicosi), Europa che respira ma resta fragile, Canada in

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Cosa fa muovere Wall Street e la Borsa Europea? Sintesi Macro – Settimana 18

Dopo una fase di ritiro dagli asset rischiosi motivata dai timori inflazionistici, gli investitori pessimisti hanno subito una battuta d’arresto: l’S&P 500 e i titoli del Tesoro USA hanno registrato il loro primo guadagno settimanale congiunto in quattro settimane.
Questo rialzo è stato stimolato dalle dichiarazioni incoraggianti del presidente della Federal Reserve, Jerome Powell, e dai dati più deboli del previsto sull’occupazione. Tuttavia, i dati economici contrastanti stanno incrementando i costi per gli investitori che cercano di prevedere le future mosse della Fed in materia di tassi di interesse, una decisione che sembra sempre più dipendere dai nuovi dati economici. Ma quali dati esattamente?
Martedì scorso, un indice che misura il costo generale del lavoro negli Stati Uniti ha segnato il maggiore incremento in un anno. Solo tre giorni dopo, un report del Dipartimento del Lavoro ha evidenziato il più piccolo aumento dei salari dal 2021. Le richieste di disoccupazione, per contro, sono rimaste stabili. Le vendite al dettaglio sono in crescita, anche se il prodotto interno lordo mostra segni di rallentamento. La produzione industriale sta vivendo un’espansione, anche se il settore manifatturiero sta rallentando.
Per i trader che credono che ogni singolo dato possa influenzare il processo decisionale della Fed, questa situazione rappresenta una vera e propria fonte di confusione. Di conseguenza, la volatilità del mercato è aumentata. Almeno nel breve termine, i rialzisti sembrano avere la meglio.
Recap Mercati
L’S&P 500 è cresciuto dello 0,6%, mentre l’indice Bloomberg che traccia i titoli del Tesoro USA ha mostrato un incremento, ponendo fine a una sequenza di perdite che durava da quattro settimane. Nel frattempo, durante la settimana, il dollaro ha subito il peggior declino da marzo, mentre i prezzi dell’oro sono calati per la seconda settimana consecutiva. Bitcoin, nonostante un rimbalzo il venerdì, ha perso valore, scendendo fino a 62.000 dollari. I prezzi del petrolio hanno mantenuto una tendenza negativa per l’intera settimana, raggiungendo i minimi di quasi due mesi.
Il Mercato del Lavoro USA Mostra Segni di Raffreddamento
Aprile ha portato una ventata di sorprese nel mercato del lavoro statunitense, suggerendo che il vento possa essere in procinto di cambiare direzione. Le assunzioni hanno rallentato notevolmente, con un aumento delle buste paga non agricole di soli 175.000 posti. Inoltre, il tasso di disoccupazione è aumentato al 3,9%.
Nonostante il rallentamento delle assunzioni e la moderazione della crescita salariale – con l’aumento dello 0,2% da marzo e del 3,9% su base annua, il ritmo più lento dal giugno 2021 – la situazione è lontana dall’essere chiara. Questo rallentamento non indica una nuova tendenza. E’ importante non trarre conclusioni affrettate basandosi su un singolo mese di dati.
In un mondo economico dove ogni dato conta, l’equilibrio tra crescita, inflazione e politica monetaria non è mai stato così delicato. E in questo scenario, il mercato del lavoro americano rimane sotto i riflettori, con tutti gli occhi puntati su quali saranno le prossime mosse della Fed. Al momento, gli operatori di swap prevedono un allentamento della politica monetaria di circa 50 punti base quest’anno, il che equivarrebbe a due tagli dei tassi.
FOMC: Nessuna Indicazione di Tagli Imminenti
La Fed ha mantenuto un approccio cauto, segnalando nuove preoccupazioni sull’inflazione e indicando che i tassi di interesse potrebbero rimanere elevati per un periodo prolungato, anziché subire ulteriori aumenti.
Durante la riunione di mercoledì scorso, i funzionari hanno unanimemente deciso di lasciare l’intervallo obiettivo per il tasso fed funds tra il 5,25% e il 5,5%, livello stabilito da luglio. Questa decisione si basa su una serie di dati che mostrano pressioni inflazionistiche persistenti, sottolineando la necessità di ulteriori prove di un raffreddamento degli aumenti dei prezzi prima di considerare qualsiasi riduzione dei tassi.
Powell ha notato che l’inflazione continua a superare le aspettative e che la fiducia necessaria per ridurre i tassi potrebbe richiedere più tempo del previsto. Nel contesto di una resiliente espansione economica, la Fed ha anche pianificato di rallentare il ritmo di riduzione del suo portafoglio di asset. Questo è stato visto come un gesto per mitigare il rischio di turbolenze sui mercati finanziari, evidenziando un approccio ponderato e metodico nella gestione della politica monetaria.
Possibili Interventi FX in Giappone
Mentre il Giappone celebra la Golden Week, l’attenzione dei trader valutari rimane alta sullo yen, in seguito a due presunti interventi non confermati. Questi tentativi di sostenere la valuta, la cui conferma arriverà solo l’ultimo giorno di maggio con la pubblicazione dei dati ufficiali, non hanno impedito allo yen di perdere ulteriormente terreno. L’effetto sugli scambi è stato di breve durata.
I possibili interventi emergono in un contesto in cui il Giappone, con un debito che supera il 250% del suo PIL e tassi di interesse ben 500 punti base inferiori a quelli della Fed, fatica a colmare il divario con la politica monetaria degli Stati Uniti. La pressione è ulteriormente accentuata dalla forza del dollaro americano e da un ambiente globale dove anche altri paesi combattono per stabilizzare le loro valute.
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