Dal “quiet quitting” ai “loud layoffs: quali saranno i trend del mercato del lavoro nel 2023?

Con l’arrivo della pandemia i lavoratori hanno rivisto le loro esigenze, iniziando a dare la priorità alla qualità della loro vita. Molti hanno abbandonato un impiego che li faceva sentire insoddisfatti e ne hanno cercato uno che fosse in grado di offrirli maggiore flessibilità. Questo fenomeno è conosciuto come “Great Resignation“. Dare priorità alla qualità della vita dei dipendenti è stata una delle maggiori tendenze del mercato del lavoro nel 2022. Per molte aziende, questo sarà un cambiamento culturale che soddisfa il desiderio dei lavoratori di accordi flessibili. I datori di lavoro potrebbero dover assumere una visione più olistica del dipendente, pensando non solo al ruolo che svolge ma anche al suo benessere finanziario, sociale, fisico e mentale.

Dopo le “Grandi dimissioni”, molti lavoratori hanno attraversato quello che è stato definito il “grande rimpianto” (The Great Regret), ammettendo che non avrebbero dovuto abbandonare il loro lavoro. Negli ultimi mesi, aziende di alto profilo hanno annunciato un’ondata di licenziamenti. Tuttavia, molti datori di lavoro devono mantenere i lavoratori produttivi e fanno fatica a trovare personale qualificato.

Dallo “shift shock” (ovvero quando un nuovo lavoro è molto diverso da quello che sei stato portato a credere) e il “boomerang employees” (gli impiegati che tornano ai lavori che avevano lasciato), al “career cushioning” dopo i “loud layoffs“, le buzzwords di quest’anno evidenziano i dilemmi comuni sul posto di lavoro.

Il quiet quitting

Nel 2021 il “Great Resignation” ha dominato il ciclo delle notizie riguardanti il mercato del lavoro. Nella seconda metà dell’anno scorso quel trend è stato sostituito dal “quiet quitting“, che ha guadagnato slancio in un momento in cui il tasso di produttività degli Stati Uniti ha sollevato qualche preoccupazione. I dati sulla produttività dei lavoratori statunitensi hanno registrato il più grande calo annuale nel secondo trimestre.

Per quiet quitting si intende la tendenza dei dipendenti a scegliere di fare il minimo indispensabile e rifiutare incarichi che esulano dai loro compiti principali. Il fenomeno ha preso piede soprattutto tra la Generazione Z.

Zaid Khan, 24 anni, ingegnere di New York, ha reso popolare questa tendenza con il suo video virale su Tiktok a luglio. “Stai ancora svolgendo i tuoi doveri, ma non ti trovi più con la cultura secondo cui il lavoro deve essere la tua vita”, dice Khan nel suo video. “La realtà è che non lo è, e il tuo valore come persona non è definito dal tuo lavoro.”

I trend del mercato del lavoro destinati a rimanere

Non è chiaro se i trend del mercato del lavoro del 2022 siano destinate a protrarsi. Tuttavia, una nuova prospettiva per i datori di lavoro potrebbe durare: la tendenza a enfatizzare il talento.

Anche il lavoro da remoto è qui per restare. Stare sempre chiusi in ufficio è un ricordo del passato ed è probabile che le aziende che si aggrapperanno a quel modello perderanno la guerra per il talento.

Riconoscere il bisogno di flessibilità dei dipendenti sarà essenziale per ricoprire i ruoli. I lavoratori stanno intenzionalmente passando da una cultura che loda le lunghe ore di lavoro a una che dà più valore alla loro vita al di fuori del posto di lavoro.

Il mercato del lavoro è ancora forte

I dati del mercato del lavoro sono così forti che le persone si sentono in grado di richiedere una maggiore flessibilità e mettere le loro esigenze davanti a tutto. I dati del Job Openings and Labor Turnover (JOLTS) hanno mostrato che il numero di offerte di lavoro è rimasto poco al di sotto del suo massimo storico. Con 10,5 milioni di posti di lavoro vacanti, a novembre c’erano 1,7 offerte per ogni disoccupato, un numero che indica che il mercato del lavoro è ancora forte.

posti lavoro vacanti USA

Le assunzioni rimangono solide e i licenziamenti storicamente bassi. Il persistente squilibrio continua a esercitare pressioni al rialzo sui salari ed è stato evidenziato dal presidente della Fed Jerome Powell come chiave per il percorso dell’inflazione.

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