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Il deprezzamento dello yuan: quali sono le cause?
Il deprezzamento dello yuan può essere difficile da fermare. L’ultimo shock è stato nel 2015, quando la svalutazione ha sconvolto i mercati globali e stimolato la fuga di capitali per 1 trilione di dollari. Oggi lo yuan si sta indebolendo a un ritmo simile. Lo yuan onshore ha perso quasi il 4% in otto giorni, mentre il tasso offshore si sta dirigendo verso la sua peggiore performance di sempre rispetto al dollaro.
C’è molto spazio per l’indebolimento della valuta. L’anno scorso lo yuan si è apprezzato, raggiungendo il livello più alto mai registrato contro un paniere di valute dei maggiori partner commerciali. L’aumento della domanda di prodotti cinesi durante la pandemia ha rafforzato i guadagni. Allo stesso tempo, la resilienza dell’economia e il rafforzamento della valuta hanno attirato gli investitori stranieri.

Come funziona il tasso di cambio in Cina?
La Cina non ha un tasso di cambio variabile determinato dalle forze di mercato. Al contrario, aggancia la sua valuta (peg) al dollaro americano. La Cina fissa un tasso di riferimento giornaliero e consente alla valuta di fluttuare entro una fascia fissa (fissata all’1%) su entrambi i lati del tasso di riferimento. La Cina limita l’apprezzamento acquistando dollari e vendendo yuan e viceversa. Per fare ciò utilizza le sue riserve valutarie.
Le cause del deprezzamento dello yuan
Le ragioni per cui lo yuan si indebolisce rispetto al dollaro sono molte. Tra le più importanti ci sono la divergenza tra le politiche monetarie dei due paesi, i tassi d’interesse e le differenti condizioni economiche. Anche il mantenimento della politica “Covid-zero” sta alimentando le perdite.
Il deprezzamento dello yuan rischia di alimentare la perdita di fiducia degli investitori in un momento in cui i fondi globali si stanno già ritirando dagli asset del paese. La Cina non può permettersi un massiccio deflusso di capitali in questo momento.

I responsabili politici, inclusa la People’s Bank of China, si sono ripetutamente impegnati a rafforzare il sentiment nei mercati finanziari con scarso successo.
La PBOC potrebbe mitigare la mossa dello yuan. Tuttavia l’intervento potrebbe essere lieve in modo che non venga visto come una spinta ai controlli sui capitali, soprattutto in vista del 20° Congresso del Partito Comunista.
L’intervento della People’s Bank of China
La PBOC questa settimana ha aumentato l’offerta di valuta estera. La mossa però non è stata in grado di arrestare il deprezzamento dello yuan.
La banca centrale cinese ha altri strumenti a sua disposizione per controllare la valuta. Il più utilizzato è il tasso di riferimento giornaliero fissato contro il dollaro, che la Cina ha utilizzato durante la svalutazione del 2015.
Sebbene abbiano segnalato il loro disagio per la velocità del deprezzamento, i responsabili politici potrebbero essere tolleranti e favorire la crescita del paese.
Il bivio a cui si trova la Cina
Quando lo yuan si è indebolito oltre il livello psicologico a 7 per dollaro nel 2019, ha continuato a deprezzarsi di un altro 2,6% prima di stabilizzarsi. Il deprezzamento era dovuto da fattori meno gravi di quelli odierni.
Le azioni cinesi stanno crollando e le obbligazioni non offrono più un premio rispetto ai Treasury statunitensi. Ciò diminuisce l’attrattività degli asset denominati in yuan.
L’economia è in decelerazione, minata dai lockdown e dal declino del mercato immobiliare.
Anche la situazione del Giappone sta influenzando i movimenti dello yuan. La Bank of Japan sta vendendo yen e altre valute asiatiche per mantenere ancorati i rendimenti obbligazionari.
A tutto ciò si aggiunge la forza del dollaro. I responsabili politici devono scegliere se consentire allo yuan di apprezzarsi insieme al dollaro, danneggiando così gli esportatori cinesi, o se permettere il deprezzamento, rischiando di stimolare i deflussi di capitali.
I controlli sui capitali
La Cina è stata a lungo paranoica sui rischi posti dai flussi di capitali. Le autorità mantengono rigidi controlli sul denaro in entrata e in uscita dal Paese. I responsabili politici hanno inasprito le restrizioni a seguito della svalutazione dello yuan nel 2015, colmando le lacune per prevenire deflussi indesiderati e ampliando i canali ufficiali con quote gestite. Ciò include il commercio a due vie tra Hong Kong e la terraferma, che è mantenuto in un sistema a circuito chiuso.