
Psicologia e investimenti: riconoscere i bias cognitivi che fanno perdere soldi
Investire non è soltanto una questione di numeri. Dietro ogni decisione finanziaria si muove un mondo invisibile fatto di percezioni, emozioni e scorciatoie mentali. La psicologia comportamentale insegna che i peggiori nemici di chi investe non sono i mercati instabili o le crisi geopolitiche, ma

FOMO negli investimenti: come difendere il portafoglio dall’illusione del guadagno facile
L’investimento dovrebbe essere un atto razionale. Eppure, in ogni epoca, gli esseri umani si lasciano guidare dalle emozioni, trasformando il mercato in un’arena dove paura e avidità si alternano. Quella paura si chiama FOMO (Fear Of Missing Out), una dinamica antica, che si veste di

Tassi fermi e inflazione in agguato: Powell sfida Trump sui dazi e blocca la Fed
Jerome Powell si è presentato alla conferenza dei banchieri centrali europei con una chiarezza che lascia poco spazio a interpretazioni politiche. I tagli dei tassi della Federal Reserve non sono esclusi, ma al momento restano in standby. Colpa delle tensioni tariffarie di Donald Trump, che

Rapporto sull’occupazione di giugno: cosa aspettarsi tra rallentamento economico e scelte Fed
Ogni mese il rapporto sull’occupazione statunitense racconta qualcosa che sfugge agli indicatori di superficie. La fotografia di giugno promette un quadro più fragile del previsto. Le attese convergono su una crescita moderata dei posti di lavoro e su un tasso di disoccupazione in risalita. La

Penny Stock: il Mercato Dove Investi Poco e Puoi Perdere Tutto
A cosa pensi quando leggi “penny stock”? Nell’immaginario collettivo, questo termine richiamerebbe azioni da pochi spiccioli, acquistabili con il resto del caffè preso al bar. Qualcosa di marginale, accessibile, forse persino promettente visto lo scarso investimento richiesto. La realtà è che le penny stock non

Occhio alle Truffe: Guida Definitiva Per non Farsi Fregare nel Mondo degli Investimenti
Le truffe finanziarie non indossano più cappelli neri né agiscono nell’ombra. Si presentano in giacca e cravatta, parlano un italiano quasi impeccabile e promettono guadagni rapidi con un entusiasmo che rasenta l’ipnosi. Le trovi nei social, nei banner pubblicitari, in chiamate improvvise o in messaggi
I crescenti timori che la politica monetaria della Fed possa causare una recessione
Precedentemente criticata per essersi mossa con troppo ritardo, la Federal Reserve sta dimostrando la sua determinazione a riportare l’inflazione all’obiettivo del 2%. Adesso, i timori che la politica monetaria della Fed possa causare una recessione stanno aumentando.
I funzionari della banca centrale prevedono che i tassi raggiungeranno il 4,4% entro la fine di quest’anno e il 4,6% nel 2023. Da ora in poi, la parte difficile per la banca centrale sarà mantenere il suo impegno mentre l’economia rallenta e le persone perdono il lavoro.
E’ facile essere uniti quando si cerca di recuperare terreno dopo essere rimasti molto indietro. Il mercato del lavoro è ancora forte e il pubblico vede la lotta all’inflazione come una priorità. Tutto questo cambierà quando gli sforzi della politica monetaria della Fed inizieranno ad avere il loro effetto, aumentando la disoccupazione e spingendo l’economia statunitense in recessione.
Eppure, a giudicare dalle loro stesse proiezioni, i funzionari della Fed non sono stati ancora del tutto chiari sul “dolore” che i consumatori e le imprese statunitensi dovranno sopportare a causa del restringimento della politica monetaria.
Le proiezioni rosee della Fed
Secondo il FOMC, dopo un forte rallentamento quest’anno, la crescita riprenderà nei prossimi tre anni, con una produzione di appena 0,6 punti percentuali al di sotto del suo potenziale in quel periodo.
Il tasso di disoccupazione aumenterà modestamente al 4,4% nel 2023 e nel 2024, rispetto all’attuale 3,7% e solo leggermente al di sopra della stima del 4,0% del tasso a lungo termine coerente con un target di inflazione del 2%. In qualche modo, tutto questo si rivelerà sufficiente per ridurre drasticamente l’inflazione al 2,3% entro il 2024.
Le proiezioni della Fed quindi sono ancora rosee e potrebbero non realizzarsi affatto. Per prima cosa, l’aumento del tasso di disoccupazione potrebbe essere maggiore. Secondo Larry Summers, potrebbero essere necessari 2 punti percentuali in più rispetto al livello di equilibrio a lungo termine solo per ridurre l’inflazione sottostante di 1 punto percentuale all’anno.
L’attuale relazione tra posti di lavoro vacanti e disoccupati suggerisce che il livello di equilibrio sia in realtà di circa il 5%. Ciò implica che sarebbe necessario un tasso di disoccupazione molto più elevato per ridurre significativamente l’inflazione. Dobbiamo anche notare che il tasso di disoccupazione non è mai aumentato dello 0,5% o più senza una recessione.
I membri del FOMC sembrano non essere d’accordo su quanto a lungo la banca centrale manterrà la sua lotta all’inflazione. Tutti tranne uno si aspettano tassi d’interesse compresi tra il 4,25% e il 5% nel 2023. Tuttavia, l’intervallo si allarga dal 2,5% al 4,75% alla fine del 2024.
Cosa accadrà quando le persone si renderanno conto che il dolore sarà maggiore di quello stimato dalla Fed?
L’inflazione potrebbe andare nella giusta direzione
Ci sono segnali che le pressioni inflazionistiche stiano diminuendo:
- il calo dei prezzi delle materie prime;
- la diminuzione dei nuovi contratti di locazione;
- l’indice dei prezzi del PMI manifatturiero e dei servizi;
- tariffe di trasporto e di spedizione in calo rispetto al loro picco;
- la discesa dei prezzi delle auto usate;
- il passaggio in territorio negativo dell’inflazione dei prezzi all’importazione negli ultimi tre mesi;
- l’aumento più lento del guadagno orario medio;
- aspettative di inflazione ridotte.
In aggiunta a questo elenco, i prezzi delle case negli Stati Uniti stanno scendendo per la prima volta in un decennio, in mezzo a tassi ipotecari più elevati e accessibilità limitata. L’indice S&P CoreLogic Case-Shiller, una misura nazionale dei prezzi delle case in 20 grandi città, è sceso dello 0,44% a luglio, il primo calo da marzo 2012.
Il problema con questi dati è che, per loro natura, sono in ritardo e quindi guardano indietro. Da un certo punto di vista, la dipendenza dai dati potrebbe portare la Fed a restringere troppo rapidamente e causare una recessione, con l’economia che si raffredda più rapidamente di quanto i funzionari si rendano conto.
Gli effetti dell’inasprimento della Fed
Al momento, il mercato immobiliare è praticamente l’unica area in cui l’impatto dell’aumento dei tassi è già visibile. I tassi ipotecari sono saliti al 6,3%, il livello più alto dal 2008. Se si guarda il GDPNow, il tracker del PIL derivante dai modelli della Fed di Atlanta, quasi tutta la debolezza proviene dalle abitazioni.
Dopo l’ultimo rapporto sull’inizio delle costruzioni dell’US Census Bureau, l’aggiornamento più recente afferma che l’attuale crescita degli investimenti residenziali nel terzo trimestre è diminuita dal -20,8% al -24,5%. Questa massiccia riduzione porta la stima del PIL per il terzo trimestre allo 0,3%.
Finora, l’aumento dei tassi di interesse non ha raffreddato il mercato del lavoro. Le richieste di sussidi di disoccupazione settimanali rimangono basse e il numero di richieste continue è effettivamente diminuito di recente.
Questa è una buona cosa per i lavoratori. Ma aggiunge anche pressioni alla Fed per aumentare i tassi a causa della preoccupazione che l’inflazione elevata in un mercato del lavoro ristretto alimenti la crescita dei salari aumentando le probabilità di una spirale salari-prezzi.
ARTICOLI CORRELATI:
La Fed è disposta a tollerare una recessione
Cosa potrebbe spingere la Fed a rallentare l’aumento dei tassi?
Il settore immobiliare sta già accusando l’aumento dei tassi